
Sole cocente, afa, umidità. Caldo. Devo uscire, bisogna sbrigare delle cose anche quando la pelle brucia e il sudore ti gonfia i piedi e te li macera di bolle. Un’amica mi da’ un passaggio fino in paese, così evito di aspettare la navetta che si porta appresso l’aria stanca e annoiata dei conducenti.
Prima tappa: ufficio postale. C’è un po’ di gente, non troppa. Ci sono delle persone anziane e una giovane signora che sembra un pistolero in tenuta estiva. Sa il fatto suo. Parla con voce sostenuta con la vecchietta seduta vicino a lei e con lo stesso vocione richiama i suoi bambini. Era stata in Germania a lavorare ma poi era tornata in paese per seguire il suo uomo. Mi accorgo che la signora con atteggiamenti da Far West tiene d’occhio un anziano. Anche lui sembra molto risoluto. Con una sigaretta spenta tra le labbra, rimane fermo allo sportello, mentre la cassiera faticosamente cerca di fare il suo lavoro, sopportando quella presenza incalzante.
-Avanti il prossimo!-
La giovane signora avanza: gambe larghe, una mano su un fianco, sguardo alto di sfida, bocca arricciata da un lato pronta all’attacco.
-Si sposti! Vada via da qui! Mi da’ fastidio!-
-Io resto qui quanto mi pare!-
-Lei è un maleducato! Vicino a me non la voglio mentre faccio le mie cose allo sportello!-
La pistolera aveva ragione ma con il vecchio non la spunta. La giovane donna completa la sua operazione, prende i suoi bambini e va via. Il vecchio prende posizione, inforca la sigaretta spenta tra le dita e inveisce contro la cassiera. Vuole prelevare 2500 euro dal suo conto. L’ impiegata gli spiega, inutilmente, che non può perché deve mostrare la sua carta postale, lui ha solo un documento di riconoscimento. I toni si alzano, lui impreca contro tutti e chiama al telefono la guardia di finanza. Intanto la cassiera esce per strada e chiama i carabinieri che arrivano e riescono a farlo allontanare dallo sportello. Uno di loro chiede di parlare con la direttrice mentre l’ altro, più giovane, resta col vecchio che gli molla documento e carte varie per uscire a fumare la sua sigaretta. Fa caldo, molto caldo.
Finita l’avventura alla posta mi avviò verso la seconda tappa della mia passeggiata: farmacia. Noto che c’è una freccia all’entrata che indica ai clienti di fare la fila a sinistra rispetto all’ ingresso per dare la possibilità, a chi ha finito, di uscire a destra. Tutti facevano la fila a destra.
-A sinistra! Dovete fare la fila a sinistra! C’è una grossa freccia che ve lo indica!-
Sì, però, entrando il bancone è proprio di fronte e fa così caldo per fare la fila a sinistra!
Esco da quest’ altro caos. Attraverso la piazza e mi dirigo verso il panificio dove fanno un pane molto buono, cotto in un bel forno a legna, come una volta. Peccato che ogni tanto la signora diventa nervosa per qualcosa (oggi poi fa così caldo!) e scioglie, come cani con la bava alla bocca, parole e metafore di un vocabolario che tiene aggomitolato sullo stomaco, pronto all’uso nei momenti di emergenza. La signora ha i capelli neri corvini e stepposi, labbra piccole e strette nella morsa della sua rabbia incombente. Porta dei jeans alla moda, strappati lungo tutta la coscia e stretti alla caviglia. Sventola un ventaglio e lancia improperi contro il marito, incurante della gente che non sa i fatti suoi e quindi guai a chi pensa di giudicare.
Pago il mio filone profumato e croccante e scappo via.
Fa caldo, sì, fa tanto caldo!