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amareilmare

~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Una mattina particolare

07 martedì Mar 2023

Posted by paolina campo in Eolie

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eruzione, mare, pescatori, rispetto

Scivola lento sull’acqua, intonando un basso continuo che si accorda alla musica del blu che lo circonda. Il gozzo di Pasqualino suona sempre le stesse note, sia quando esce al tramonto per disporre le reti e le nasse in prossimità di secche popolose; sia quando all’alba torna a recuperare il pescato.

            Sembra una mattina tranquilla. É Marzo. O forse Aprile. Di centro nell’aria c’è sentore di primavera. Pasqualino come al solito è partito presto. E come al solito ha sentito la signora Mimma.

-Se porto delle belle scorfanelle, le vuole?

Certo che le vuole. Quelle, cucinate con pomodorini e capperi sono davvero speciali.

Magro, alto, con un viso scolpito da rughe disegnate dal sole e circondato da una massa di capelli lunghi, arruffati, anche loro “abbronzati”, ha un sorriso cordiale e scostante del tipo: voglio bene a tutti ma statemi lontano.

Sembra una mattina tranquilla, ma Pasqualino ha avvertito un soffio di vento premonitore di mutamento e delle grosse nuvole avanzano da nord.

Poi il botto, fortissimo. Stromboli dà dimostrazione della sua potenza, è esploso lanciando in aria una enorme nuvola di fumo e una roccia si è staccata lanciandosi pericolosamente in mare. Presto, bisogna fare presto. Bisogna raggiungere la riva e tirare a secco la barca.

Pasqualino vede gli altri pescatori dirigersi verso il porto. Lui decide di fermarsi in una baia. Assicura il gozzo a una roccia, lega per bene poppa e prua e sale sul costone roccioso che si affaccia maestosamente sul mare.

Il vento scompiglia i suoi capelli cespuglio e lui, immobile, guarda lontano e la vede. Avanza alta, minacciosa e scaraventa tutta la sua energia sulla riva. Un’onda anomala è partita dalla sciara del fuoco e ha viaggiato imperiosa raggiungendo tutte le isole, spezzando le cime delle barche che non hanno trovato riparo.  

Pasqualino sa che la forza del mare, del vulcano è immensa e la sente arrivare, la sente attraversargli le viscere, irrobustirgli il cuore e l’anima.

Custodisce dentro di sé quella forza, per avere cura e rispetto di tutto ciò che lo circonda e in silenzio aspetta che tutto si plachi.

Harry

02 mercoledì Nov 2022

Posted by paolina campo in Eolie, storia

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'Nto scurari, eruzione, fantasia, inglesi, storia, vecchio post, vulcano

Tutto può accadere nei sogni, anche di vedere un albero in mezzo al mare che ha radici negli abissi e rami persi tra le nuvole. Con foglie larghe come quelle di un banano, ma non è un banano. E foglie piccole come quelle di un ulivo, ma non è un ulivo.

Un albero. In mezzo al mare.

– Era meglio che rimanevo al mio paese e marcire in carcere invece di seguire quel pazzo di Mr. Stevenson!

Harry parlava, si arrabbiava e remava. Sbuffava e se la prendeva con i pesci che nuotavano liberi e seguivano la sua barca.

– Cosa avete da guardare? Cosa ne sapete voi della fame? E’ per colpa sua che sono qua ora!- e intanto gli rimbombavano nella mente e nel cuore i boati di Vulcano e il frastuono della sua vita.

Conosceva bene la solitudine, in tutte le sue forme, anche quella che si sceglie per difendersi, per continuare a sentire che respiri ancora. I suoi genitori l’avevano abbandonato per strada e questa era diventata la sua casa. Aveva conosciuto ladri, ubriaconi, approfittatori. Imparò l’arte di arrangiarsi. Imparò che doveva bastare a se stesso, che guardarsi intorno era l’unico modo per sopravvivere sia quando i crampi allo stomaco lo spingevano a rubare o elemosinare qualcosa, sia quando il sonno arrivava inesorabile a chiudergli gli occhi,  a spingerlo a piegarsi in un angolo di marciapiede per trovare un fugace rifugio.

Un giorno la polizia lo prese, dopo una corsa tra le vie più impervie di quella città dove neanche la nebbia, quella volta, lo aveva protetto e nascosto.

Finì in carcere e pensò che almeno per un po’ avrebbe avuto un tetto sulla testa. I giorni cominciarono a susseguirsi stanchi, lenti, scanditi dalle voci di malfattori e assassini che trascorrevano il tempo tra imprecazioni e racconti che impregnavano l’aria di sangue e vendetta. Harry ne aveva sentite di storie strane di fattucchiere, streghe, scope volanti e maghi e folletti che apparivano e sparivano tra il buio e la nebbia dei vicoli della sua città. Di notte la città di Glasgow era popolata da ubriaconi, donne grasse dagli occhi terribili e poveracci che si rannicchiavano sotto le panchine per ripararsi dal gelo. Di giorno, su quelle stesse strade sfilavano superbi ricconi e bellissime dame. Harry li guardava, li osservava e non capiva se per quella gente provava invidia, rabbia o ammirazione. Proprio uno di loro lo aveva reclutato, insieme ad altri galeotti, per formare l’equipaggio di una nave a vapore che avrebbe solcato l’oceano e superato lo stretto che separava Europa e Africa, per raggiungere il Mediterraneo. Qualcuno gli aveva detto che il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso, ma sarebbero arrivati in un posto dove il mare abbracciava isole che profumavano di vino ambrato, dolce e inebriante; dove le donne lavorano nei campi e conoscevano i pesci, il vento e il mare, e alcune di loro la notte si spalmavano di oli e volavano verso terre lontane per tornare all’alba nei loro letti, a scaldare i loro uomini. Harry non sapeva nulla delle mire egemoniche inglesi descritte su articoli dei  giornali, ma quel viaggio soddisfaceva la sua curiosità di gran sognatore.

 Mr James Stevenson, ricco imprenditore inglese, aveva fiutato un buon affare proprio in mezzo al Mediterraneo dove spagnoli, francesi e inglesi si contendevano terre, sbocchi sul mare e traffici proficui come quello dello zolfo e dell’allume.  Il ricco imprenditore scozzese aveva comprato l’isola di Vulcano, nell’arcipelago delle isole Eolie, da un generale dell’esercito borbonico, dopo la caduta del Regno delle due Sicilie. Partì quindi con tutta la sua famiglia, per ingozzarsi di potere e di denaro. Era il 1885 e Harry si imbarcò su una nave a vapore per lavorare come fuochista, insieme ad altri galeotti che insieme a lui furono chiusi in grandi cabine dove il rumore dei motori era assordante e il calore toglieva loro il respiro. Si lavorava a gruppi e una volta, stremato dalla fatica, crollò per terra prima di raggiungere un giaciglio dove potersi distendere.

Si addormentò poi, seduto in un angolo e sognò uno strano albero: era grande, grandissimo, e sorgeva tra le onde del mare. Aveva radici che si allungavano nelle profondità degli abissi e i rami si allungavano fino a perdersi tra le nuvole. Foglie larghe, foglie strette, a forma di cuore o tonde e smerlate componevano una chioma irregolare e strana. Ogni tanto una delle foglie cadeva in acqua e sembrava portasse impresso un messaggio. Allora arrivava un’onda, raccoglieva la foglia e la portava con sé. Dove la chioma si diradava appena, piccoli gnomi scrivevano e sembrava avessero tanto da fare: sulle foglie larghe scrivevano storie; su quelle medie messaggi, aforismi; su quelle piccole, le parole che mai devono essere dimenticate. Harry si vide trasportato da una nuvola fino a raggiungere uno degli infaticabili scrivani che appena lo vide, gli sorrise e gli spiegò che stava scrivendo proprio la sua storia. Ma che storia era la sua? La storia di un povero disgraziato che non sapeva neanche dove era finito.

Fu svegliato da un vocione che gli intimava di tornare al lavoro. Harry aveva sempre creduto ai sogni e sicuramente tra le onde del mare delle donne volanti, doveva esistere un albero che nasceva dal mare e non dalla terra.

L’isola di Vulcano apparve come un’immensa miniera d’oro agli occhi di Stevenson, e una meravigliosa, magica apparizione agli occhi dei fuochisti sporchi di carbone: il blu del mare, il verde di piante selvatiche che a chiazze prendeva il posto del giallo dello zolfo che spargeva nell’aria un pesante odore di uova andate a male. E poi il bianco dei vapori che qua e là si aprivano un varco tra la roccia e che sembrava manifestare l’esistenza di giganti fuochisti dentro la montagna che lavoravano incessantemente per dare vita a quel posto.

Sbarcati sull’isola, si pensò subito ad avviare la fabbrica per l’estrazione dello zolfo e Harry e i suoi compagni furono alloggiati in grandi cameroni attigui alla fabbrica. Stevenson si fece costruire un elegante dimora e visse tra gli agi, fino a che i diavoli del vulcano non uscirono dai crateri e lanciarono grosse  pietre che distrussero la fabbrica. Un masso a crosta di pane si conficcò proprio sul tetto della bella casa dei ricchi scozzesi che corsero in cerca di una barca per fuggire da quell’isola infernale. Scapparono via mentre i diavoli di Vulcano se la godevano sguazzando tra i bollori dell’acqua sulfurea.

L’imprenditore non tornò più sull’isola. Harry, preso da una grande paura, era sceso anche lui in riva al mare e sulla battigia aveva preso un gozzo e aveva cominciato a remare, affannandosi e imprecando. Era il 3 agosto del 1888, un giorno che non avrebbe mai più dimenticato. Si trovò al largo, stanco e confuso. Frenò la sua ira e non remò più e, disteso a poppa del gozzo, si fece trasportare dalle onde. L’aria era limpida e l’odore del mare lo raggiungeva come una carezza. Chissà come è stato: all’improvviso una grande foglia gli si posò sul viso. La prese tra le mani e lesse la sua storia. In lontananza, tra la folta chioma di un grande albero, uno gnomo scrivano lo salutava. Harry pensò che aveva ragione: ai sogni bisognava credere e quell’albero ne era la prova.

Continuò quindi a dormire, lasciando che le onde si occupassero di lui e segnassero il suo destino.

∗http://www.ct.ingv.it

∗http://www.giornaledilipari.it/lalbum-dei-ricordi-leruzione-del-1888-a-vulcano/

∗http://www.nuovarivistastorica.it/?p=3211

∗Guy de Maupassant, Viaggio in Sicilia, trad. e note Carlo Ruta, Edi.bi.si., Palermo, 2004, pag.61

∗Gastone Vuillier, La Sicilia-impressioni del presente e del passato, nota intr. di Francesco Brancato, Edizioni Grifo, Palermo, 1995, pag. 401 

Respira

26 venerdì Ago 2022

Posted by paolina campo in Eolie, poesia

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finalmente torno a scrivere

Chiudi gli occhi e respira.

Tiresia ti parla,

ti dice che la vita,

quella vera,

spesso è quella che si muove

nei meandri più segreti dell’anima.

Chiudi gli occhi e respira.

Fuori qualcuno coltiva per te

le delusioni più grandi

per servirle su un grande vassoio,

per confondere i sogni

con parole ingannevoli.

Chiudi gli occhi e respira.

Immagina la magia che esiste

tra i colori del mondo,

il profumo del mare,

il canto festoso di uccelli

che viaggiano lieti

tra le nuvole e l’aria che soffia

leggera nelle calde giornate d’estate.

Chiudi gli occhi, respira e vivi.

Daniele Nardi e la parola “inutile”

25 venerdì Feb 2022

Posted by paolina campo in Eolie, Salina

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Daniele Nardi, incontri, ricordo, Salina

https://amareilmare.wordpress.com/2019/03/12/daniele-nardi-e-la-parola-inutile/

Il pensiero ibrido (2)

14 giovedì Ott 2021

Posted by paolina campo in Eolie, Salina

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tempo delle cose

Quella parte della giornata che scorreva come un fiume tra il sole che sorge e il sole che tramonta non era una parentesi di tempo preferita dal pensiero ibrido. Rumori, parole, gesti sempre uguali frenavano la sua inventiva, la sua creatività di essere sempre diverso pur mantenendo il suo sé primigenio. E poi, in quel frangente di tempo, la gente andava veloce, si intasava la mente di rumorosi e roboanti impegni. C’era chi andava da una parte, chi dall’altra; chi  accelerava il passo e chi guardava sempre il suo orologio. Certo, c’era chi vestiva abiti eleganti, chi abiti sportivi; chi portava i capelli lunghi e chi i capelli corti. Tutti, però, avevano la stessa espressione: quella di una piccola pietra trasportata dal fiume che corre veloce alla foce. Ma chi sognava di giorno? Chi coltivava l’eleganza dello sguardo, dell’ ascolto, dell’abbraccio? Il pensiero ibrido ebbe l’idea che le cose, tutte le cose del mondo, racchiudessero i sogni di notte e di giorno, ora e per sempre, attendendo che qualcuno, in quel frangente di vita tra Elios che sorge e Elios che tramonta, si fermasse a guardarle.  Pensò che le cose, gli oggetti, un vaso, una tazza, una barca,  fossero i custodi di un tempo infinito, che è quello del racconto, della storia. Chissà cosa avrebbero pensato tutti i pensieri di chi era attento solo al tempo del proprio orologio! Che assurdità! Le cose! Figuriamoci!

Il pensiero ibrido non si curava degli altri. Aspettava la notte e impaziente si tuffava nei sogni di chi finalmente si era fermato. Gli capitò di immergersi in un sogno splendente come il cielo d’estate. Era dentro un lago dove il cielo si era specchiato. Era azzurro e abitato da una barchetta che chiacchierava con la sua immagine riflessa sull’acqua (il suo passato? Il suo presente?), mentre microorganismi giocavano a nascondino tra le alghe tese all’ascolto. C’era grande vivacità in quello specchio di acqua increspato da piccoli cerchi concentrici generati dalla vita del lago.

La barchetta raccontava di mani callose e pelle indurita dal sole e dal sale; di ricchi mercanti che esportavano il sale prodotto in quello specchio di acqua e che diede il nome a un’isola verde del Mediterraneo. Una nuvola grossa avanzò lenta, distribuendo la sua immagine sulla superficie liquida e salmastra arricciata qua e là dai vortici dell’acqua.

-Sulla riva brillano ancora cristalli di sale. Anche loro hanno tanto da raccontare.-

La sua voce calda e avvolgente si diffuse come canto, melodia che raggiunse ogni goccia, ogni alito di vento, ogni pietra.

All’improvviso, arrivò da lontano un ticchettio che sbalzò fuori dal lago il pensiero ibrido e dopo un tic e un toc ripetuti con cadenza sempre uguale, si fermò il tempo del racconto e tutti i pensieri affannati misero a tacere la voce delle cose.  

Estate

27 martedì Lug 2021

Posted by paolina campo in Eolie

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colori, estate

Era d’estate e la frescura arrivava da un timido vento che attraversava i rami di un albero di fichi maturi, dolci, verdi come alghe che Dionisio s’era divertito a rubare a Poseidone per comporre quelle grosse gocce di zucchero che pendevano sopra fiori che ne avevano replicato i colori.

Era d’estate e i fiori dei capperi affidavano al sole il loro volto più bello, la loro immagine più spettacolare . Quella stessa che i fichi serbavano all’interno del loro involucro verde smeraldo: steli piccoli e morbidosi, bianchi; filamenti lunghi, protesi al sole, anch’essi bianchi. Poi, come goccioline sfuggite dai colori dell’ arcobaleno, puntini viola a definire il disegno degli steli e dei filamenti.

Era d’estate e nell’ozio forzato di un caldo schiacciante, riflettevo su come i colori riescono a dare ragione della diversità che esiste in natura: molti fiori, frutti, ortaggi condividono il verde, il viola, il bianco ed altri colori, mischiandoli in maniera diversa, creando bellezza. Così come avere un naso, una bocca, due occhi: sono comuni a tutti gli esseri umani e gli animali che attraversano le acque, il cielo e la terra. Tutti abbiamo un naso, una bocca, due occhi eppure quanta varietà, quanta bella diversità.

Eh sì, era d’estate. Faceva tanto caldo e la mia mente vagava, cercava un rimedio a quell’ozio forzato.

Silenzio! Parla il mare

27 domenica Giu 2021

Posted by paolina campo in Eolie, Salina

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mare

Come una musica

18 domenica Apr 2021

Posted by paolina campo in Eolie

≈ 3 commenti

Tag

immagini, musica, poesia

Filicudi e Alicudi visti da Salina

Ci sono canzoni, poesie, racconti

che rimangono per sempre nel cuore.

Ci sono immagini

che sanno di musica e poesia,

di cunti di fate ed eroi.

Racchiudono suoni, rumori,

voci e melodie;

odori, profumi, fragranze.

E sorrisi, lacrime, timori,

gioie e speranze.

Come una musica.

Guscio

17 sabato Apr 2021

Posted by paolina campo in Eolie

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caos, certezze, infinito, protezione

“O Dio, potrei restar confinato pur in un guscio di noce, e credermi il re d’uno spazio infinito”

William Shakespeare, Amleto, tr. introduzione di G. Baldini, Milano, Fabbri, 2002, pag.11

Un infinito discreto, ordinato, certo, opposto all’infinito continuo del caos, del disordine, dell’incertezza.

Messaggi, rinascita

17 mercoledì Mar 2021

Posted by paolina campo in Eolie, libri, Salina

≈ 6 commenti

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Baudelaire, I fiori del male, primavera, Salina

La Natura è un tempio dove colonne vive

lasciano a volte uscire confuse parole;

l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli

che l’osservano con sguardi familiari.

Charles Baudelaire, I FIORI DEL MALE.
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