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Quella mattina ero partita presto. Le strade ancora illuminate dai lampioni erano attraversate da auto sonnacchiose. La circonvallazione, la tangenziale, il casello e poi l’ autostrada. Un poco sonnacchiosa lo ero anch’ io: guidavo piano, evitando sorpassi, anche quelli che ti senti autorizzata a fare quando ti precede un camion il cui carico pretende tanta moderazione alla guida. Dall’ autostrada il mare si vedeva a una discreta distanza. A un certo punto i miei occhi cominciarono a essere inquieti. Quel mare laggiù era un incanto: luci, colori, qualche barchetta qua e là. E il sole che iniziava a dipingere i contorni di un mondo al risveglio. I miei occhi sempre più inquieti mi costrinsero a fermarmi in una piazzola d’ emergenza. Dovevo fermarmi. Da un angolo della piazzola, il sole sorgeva e dispiegava nel cielo un ventaglio di fine merletto di antica fattura, candido come cotone pregiato appena lavorato da mani esperte, catenelle di nuvole che si susseguivano a coprire l’ afa del giorno che stava arrivando.