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Come fu e come non fu, comare Angela fu presa dalla morte che, proprio quel giorno, le venne il ghiribizzo di trasformarsi in un rigoglioso ciuffo di erba selvatica e in uno scoglio accarezzato appena dalle onde del mare.
Era un giorno di primavera e la Vigna e Opi si pavoneggiava al sole delicato di quella stagione che regalava gemme e verdure profumate. La Vigna e Opi si stendeva su quel fianco della montagna che scendeva a strapiombo sul mare, lì dove gli uomini lavavano le botti e le donne andavano a patelle e ufali, molluschi che, attrezzati di conchiglia a punta, uscivano numerosi dalle loro tane sott’acqua, all’alba o al tramonto, per fare una passeggiata sopra gli scogli freschi e profumati di salsedine. Era un luogo noto agli abitanti di Malfa, piccolo comune incastonato tra le due montagne dell’isola di Salina. Era un bel pezzo di terra vulcanica, dove cresceva rigogliosa una vigna che si affacciava a un tratto di mare popolato, nei mesi tra gennaio e febbraio, da migliaia di ope (boghe) felicità dei pescatori che in quei mesi riempivano le barche di quei pesci che deliziavano le loro tavole: che buone cucinate a gnotta! Si prendeva una cipolla, si tagliava a fette e si faceva appassire con un filo d’acqua, mentre il fuoco di una cucina a legna diventava sempre più vivace. Quando l’acqua si asciugava e la cipolla s’era ammorbidita, si aggiungeva l’olio e la si lasciava insaporire; poi giù pomodorini della pennula appesa sotto il pergolato, capperi, prezzemolo o basilico, sale e una spruzzata di vino bianco. Si aggiungevano i pesci, si lasciavano insaporire e si versava dell’acqua perché si cuocessero in un buon brodetto. Comare Angela era bravissima a cucinare la gnotta.
-Andiamo a patelle?-
Quel giorno comare Angela si voleva svagare, voleva fare una passeggiata con la figlia fino al mare. Partirono quindi dalla loro casa e scesero giù fino a Vigna e Opi, dove si allungava ripida una scala scolpita nella roccia. Un pettegolezzo, una risata, un saluto a un paesano, fino alla scala che guardava il porto. Avevano percorso gran parte dei cento e più gradini, erano quasi arrivate. Ad un tratto la donna fu attratta da un folto ciuffo di lazzini, verdura selvatica simile alla rucola, dalle foglie strette e dentate ma dolce e delicata che cresceva negli anfratti delle pietre frequentate da lucertole e lumache. Si sporse Angela verso quel ciuffo traditore, inciampò, scivolò giù dalla scarpata che scendeva dritta al mare. Uno scoglio la prese e la portò via per sempre.