
Attraversiamo la vita circondati da “cose” che ci aiutano a muoverci, a gestire il lavoro, le nostre azioni quotidiane, a esprimere la nostra creatività, a stare con gli altri.
L’Esserci trova “se stesso” innanzi tutto in ciò che sta facendo, in ciò di cui ha bisogno, in ciò che si aspetta, cioè nell’utilizzabile intramondano di cui si prende cura.
Martin Hiedegger, ESSERE E TEMPO, Longanesi, Milano, 1976, pag. 154
Le “cose” nascono dal lavoro dell’uomo e possono anche non morire mai, se l’uomo riconosce in esse la forza della sua storia.
Una “cosa” si nutre. Sì, si nutre della cura, dello sguardo, dell’amore per la tenerezza che si è portata addosso attraverso gli anni.
Una “cosa” si riproduce. Certo, si riproduce rimanendo uguale e però cambiando nella rappresentazione di sé.
Uno “stricaturi” è una “cosa”, una tavola di legno forgiata da un artigiano, un falegname. Lo “stricaturu” veniva usato dalle donne di casa per il bucato che un tempo si faceva a mano. Sulle scanalature passavano lenzuola e tovaglie, abiti e mutande, camicie e pantaloni, accompagnati da mani forti di amore e dedizione. L’ho trovato nel magazzino di mio padre, nascosto tra tante cose vecchie e dimenticate. L’ho visto e ha cominciato a raccontare di giornate luminose, di bianche lenzuola stese al sole, appese ai fili che orgogliosi guardavano il mare. E poi un terrazzo che ascoltava i rintocchi della chiesa di San Lorenzo e quelli dell’Immacolata. Un pozzo, un catino zincato, acqua fresca e lumache. Lo “stricaturi” di mia madre continua a raccontare, diventando altro per vivere e farmi vivere.
Tramite l’infinità, noi vediamo che la legge si è compiuta in sé stessa facendosi necessità…. Questa infinità semplice, ossia il concetto assoluto, deve essere chiamata l’essenza semplice della vita, l’anima del mondo, il sangue universale, il quale, ovunque presente, non viene intorbidato, né interrotto da alcuna differenza, e che anzi è sé stesso tutte le differenze, così come il loro essere-levate: il sangue universale, dunque, entro di sé pulsa senza movimento alcuno, trema senza alcuna inquietudine.
G. W. Friedrich Hegel, LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO, Giulio Einaudi editore spa, Torino, 2008, pag. 116-117