Se ne è andato un uomo che aveva la poesia scritta negli occhi e la trasferiva tra le righe e gli spazi di un pentagramma. Un siciliano che ha fatto vibrare la sua lingua e ne ha dipinto a chiare tinte tutte le sue sfumature. Un filosofo delle emozioni, dei sentimenti, dei brividi del pensiero che vola alto e sfida il tempo. Un poeta che nella stranizza d’ amuri ha visto la forza di essere uomini tra uomini, capace di generare bellezza nonostante le guerre e i silenzi; stranizza che volge lo sguardo al passato per non dimenticare la corrispondenza di cuori che si sono cercati, per afferrare quel filo infinito di affetti che mai vorremmo spezzare. Stranizza, dove è poesia il rumore dei carretti, i giochi dei bambini, il tempo della scuola e anche i mosconi che volano sopra i bisogni lasciati dai carrettieri. L’ amore, la bellezza, la musica, la poesia: stranizza d’ amuri. ‘Ndo vadduni da ScammaccaI carritteri ogni tantoLassaunu i lo fu bisogniE i muscuni ciabbulavanu di supraJemu a caccia di lucettuli….A litturina da Ciccum-EtneaI saggi ginnici, ‘u NabuccuA scola sta finennu.Man mano ca passunu i jornaSta freni mi tra si ‘nda l’ossaCucù tutto ca fora c’è a guerraMi se tu stranizza d’ amuri…l’ amuriE quando t’ ancora ‘nuda stradaMi veni ‘na scossa ‘ndo coriCcu tutto ca fora si morìNa mori stranizza d’amuri.Nel vallone di ScammaccaI carrettieri ogni tantoLasciavano i loro bisogniE i mosconi ci volavano sopra.Andavamo a caccia di lucertoleIl vagone della CircumetneaI saggi ginnici, il NabuccoLa scuola sta finendo.Man mano che passano i giorniQuesta febbre mi entra nelle ossaAnche se fuori c’è la guerraMi sento una stranezza d’amore…l’amoreE quando ti incontro per stradaMi viene una scossa nel cuoreE anche se fuori si muoreNon muore questa stranezza d’amore…l’amore.