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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi tag: Proserpina

I racconti dell’Etna (2)

05 giovedì Gen 2023

Posted by paolina campo in Etna

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Tag

Cerere, mito, Proserpina

Secondo la tradizione, sulle pendici dell’Etna, Aristeo, figlio di Deucalione, inventò la vigna; Empedocle, per soddisfare la sua curiosità scientifica, volle osservare troppo da vicino il vulcano e fu inghiottito dal cratere che ne restituì solo un sandalo; dentro le viscere della Montagna, i Ciclopi lavoravano nelle fucine di Efesto.

Ma ecco una madre che vaga sconvolta, tra le campagne etnee, dopo avere acceso una torcia nel cratere del vulcano, per meglio illuminare i luoghi dove Proserpina, sua figlia, era stata rapita dal tenebroso Plutone.

Il mito racconta che il re degli abissi tornava da una spedizione alla triplice base su cui, secondo gli antichi, poggiava la Sicilia. Vide Proserpina intenta a raccogliere dei fiori e subito se ne innamorò e la rapì. Cerere, disperata perché non trovava la figlia, vagò per tutta la regione. Mentre camminava spedita per i prati dell’Etna, si sentì infastidita dal rumore caratteristico che le silique struscianti del lupino emettevano al suo concitato passaggio. Anzi, la dea pensava che il lupino si stesse prendendo gioco del suo dolore e maledisse la rumorosa pianta.

– Possa tu provare la mia amarezza !

Da quel momento, il lupino dell’Etna, dolce per sua natura, divenne amaro e i contadini adottarono dei rimedi per renderlo gustoso.

La ricerca di Cerere fu vana. Allora la dea chiese l’intercessione di Giove ottenendo di potere vedere la figlia cinque mesi l’anno.

Plutone, prima di permettere a Proserpina di tornare sulla terra, le fece mangiare dei chicchi di melograno, simbolo di fedeltà coniugale: tanti chicchi mangiati dall’ignara fanciulla, tanti i mesi da trascorrere accanto al tenebroso marito.

Da allora, la natura partecipa della gioia di Cerere che riabbraccia la figlia, regalando ogni anno una stagione, la primavera, che fa fiorire i germogli e rende il paesaggio fresco e variopinto.

I racconti della Montagna(2)

07 giovedì Gen 2021

Posted by paolina campo in Etna, vulcano

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Cerere, Etna, Miti e leggende, Proserpina

L’Etna vista da me. Dietro la cupola bianca i Monti Rossi, due coni piroclastici formati in seguito all’eruzione del 1669

Gli antichi, i nostri avi, tra questi i greci che nella Sicilia orientale fondarono la Magna Grecia, vedevano nel grande vulcano l’immagine dell’antitesi tra morte e vita, per cui l’eccezionale fertilità della terra veniva attribuita alla cenere e alla lava distruttrici. Secondo la tradizione, sulle pendici dell’Etna, Aristeo, figlio di Deucalione, inventò la vigna; Empedocle, per soddisfare la sua curiosità scientifica, volle osservare troppo da vicino il vulcano e fu inghiottito dal cratere che ne restituì solo un sandalo; dentro le sue viscere, i Ciclopi lavoravano nelle fucine ardenti di Efesto. Antiche storie attraversano la Montagna, spesso miti, che si intrecciano con la natura dirompente del vulcano. Si può quindi immaginare di scorgere tra i boschi dell’ Etna una madre, Cerere, che vaga sconvolta tra le campagne pedemontane. Accende una torcia nel cratere del vulcano per meglio illuminare i luoghi dove Proserpina, sua figlia, è stata rapita dal tenebroso Plutone. Il mito racconta che il re degli abissi tornava da una spedizione alla triplice base su cui poggiava la Sicilia. Vide Proserpina intenta a raccogliere dei fiori, se ne innamorò e la rapì. Cerere vagò per tutta la regione etnea alla ricerca della figlia. Mentre procedeva per i prati dell’Etna, si sentì infastidita dal rumore caratteristico delle silique struscianti del lupino, un rumore che aumentava al suo passaggio. Pensò che la pianta si prendesse gioco del suo dolore e la maledisse: “Possa tu provare la mia amarezza!”. Da quel momento il lupino dell’Etna divenne amaro. La dea, tramite l’intercessione di Giove, ottenne di vedere la figlia solo per cinque mesi l’anno. Plutone, infatti, prima di permettere a Proserpina di tornare sulla Terra, le fece mangiare dei chicchi di melograno: tanti chicchi mangiati dall’ignara fanciulla, tanti i mesi da trascorrere accanto al tenebroso marito. Secondo gli antichi, la natura, da allora, partecipa della gioia di Cerere che riabbraccia la figlia, regalando ogni anno la primavera che risveglia la natura e fa fiorire i germogli.

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