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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi tag: pescatori

La seppia con una sardina in pancia

13 venerdì Mag 2022

Posted by paolina campo in pensieri

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Giona, pescatori, pesci, Pinocchio

Salina

Ricordo che mia madre chiedeva ai pescatori dell’ isola di farle recapitare a casa il pesce fresco, quando il mare permetteva loro di andare al largo con la barca. Con il pesce arrivava anche l’odore del mare, il suo carattere forte e deciso, la sua volontà di raccontare sempre storie a chi era pronto a farsi coinvolgere dalla sua immensa salinità. I pescatori arrivavano a casa con i capelli arruffati, con gli occhi desiderosi di sonno e con un sorriso benevolo e stanco. Dimenticavo! Arrivavano portando tra le braccia una cassetta di legno dove disposti in fila e ordinati vi erano i pesci. Mia madre li sceglieva e li portava subito in una piletta di marmo che si trovava in giardino e lì cominciava il rito della pulizia del pesce, rigorosamente a mani nude: il mare non poteva ammettere intermediari come un paio di guanti di gomma. Capitò una volta che nella pancia di una seppia era nascosta una sardina, ancora integra, non digerita. Mi vennero in mente le storie di Giona, antico profeta disubbidiente finito dentro la pancia di un pesce dopo che una tempesta aveva messo in pericolo  la nave su cui stava viaggiando; ma anche le avventure di Pinocchio che dentro la pancia di un pescecane trovò il povero Geppetto seduto davanti alla fioca luce di una candela. A distanza di anni penso a quante volte ci siamo sentiti come quella sardina, come Giona o come Pinocchio, senza la possibilità di aprire le braccia per accogliere qualcuno, senza poter proferire parola perché gli eventi ci hanno confusi. La pandemia, la guerra, la solitudine che affina i suoi coltelli man mano che il tempo passa. Le favole ci insegnano che sognare non costa nulla e non ci resta che aspettare che arrivi il tempo e il modo di uscire da questa strana “pancia” che è la nostra storia:  Giona e Pinocchio sono usciti dalla pancia dei pesci che li avevano ingoiati e a modo suo anche la sardina ne è uscita. Certo, con esiti diversi.  

Pescatore solitario

07 sabato Mag 2022

Posted by paolina campo in luna, mare, silenzio

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leggerezza, pescatori

Lungo la costa, al tramonto, si vedevano spesso dei pescatori. Non erano pescatori di mestiere. Quest’ultimi partivano la sera con le loro barche per prendere il largo e calare le reti lì dove loro sapevano della presenza o del passaggio di pesci; tornavano poi all’alba alla volta di quel tratto di mare segnato come su di una cartina geografica, tiravano su le reti e poi raggiungevano la costa per vendere il pescato. Questo era lavoro. I pescatori al tramonto erano pensatori solitari che attendevano che un pesce abboccasse per scambiare appena due parole con quella creatura che si dimenava agganciato all’amo. Nel tardo pomeriggio si posizionavano in un punto della spiaggia e dopo avere sistemato una sedia pieghevole, indossavano degli stivaloni di gomma, allungavano la canna da pesca e, infilzata un’esca appetibile in uno o più ami, lanciavano la lenza in mare e aspettavano pazienti che il galleggiante affondasse e la canna da pesca tremasse. Guardavano il mare in silenzio, per ore, entrando in una dimensione tutta personale di dialogo con il mondo, di comunione con quell’aria salmastra che li avvolgeva. Calava piano piano la sera e la luna diffondeva magia, diluiva i pensieri che si imbarcavano sui riflessi lunari disegnati sull’acqua cheta del mare. Una volta un pensiero più ribelle di altri si mise a nuotare lungo la scia luminosa che la luna aveva tracciato su una fetta di mare proprio di fronte a un pescatore solitario. Era così assorto che a malapena si accorse che insieme al suo pensiero ribelle erano fuggiti anche altri pensieri che gli affollavano la mente e lo avevo reso così triste e angosciato negli ultimi tempi. Li vide atterrare sulla luna e sperò che, una volta partiti, non tornassero più da quel luogo. E così fu: la luna si alzò ancora più alta nel cielo, dileguò tra le onde del mare la scia luminosa e i pensieri, una volta lontani, assunsero un altro significato, si vestirono di leggerezza e l’uomo continuò a guardarli e non ne ebbe più paura.

La valle fatata

14 lunedì Dic 2020

Posted by paolina campo in Salina

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fata, mare, pescatori

Salina, Malfa

Erano arrivati su un’isola verde, profumata e magica. Come i raggi del sole al mattino, don Vicè sembrava raggiungere tutti, sembrava illuminare ogni luogo e accendere il fuoco dell’amicizia. Così fu, quando, con il suo equipaggio, arrivò a Salina e incontrò i  pescatori del posto. Spesso si riunivano nelle grotte scavate nella roccia lungo la costa. Si trovavano grotte a nord, a sud, a est e a ovest dell’isola e tutte guardavano il mare. I pescatori avevano sguardi profondi, occhi attenti dove sembrava fluttuassero onde e saggezza. Non avevano fretta: restavano ore fermi sul molo a scrutare l’orizzonte, ad ascoltare il vento, ad assaporare l’odore salmastro che li avvolgeva. Nelle grotte scioglievano i nodi alle reti, sistemavano ami in cerchio sul bordo di grosse vasche, preparavano esche e guardavano il mare che amavano, certo, più delle loro donne.

-Era un bel pesce! Te lo sei fatto scappare!-

-Vuol dire che non era il mio!-

Una risata leggera, un segnale di rispetto profondo e poi ancora risate e parole che circolavano libere tra l’aria colorata d’azzurro. Mimmo era arrivato sull’isola insieme a don Vicè. Era solo un ragazzo sognatore che rimase incantato da quel guscio di mondo dove tutto era vicino, avvolgente, odoroso. Lì, era sicuro, abitavano le fate. Prese l’abitudine di fare lunghe passeggiate: attraversò boschi, campi, scogli, e camminò sulla battigia. Arrivò una volta in una vallata che scendeva fino al mare come una lunga gonna con grandi ed eleganti pieghe verdi, rosse, gialle, dorate come i pampini di viti di cui era coperta. Era la gonna di una fata bellissima che, con un gesto elegante delle mani, chiamava il vento perché soffiasse lungo le pieghe e pulisse la gonna. Mimmo seguì le pieghe, ne attraversò una e scese giù, fino alla riva del mare. Non si accorse, no, non si accorse. O forse la fata lo avvolse tra le pieghe della sua gonna. Chissà come fu,  ma certo un’onda lo prese e lo portò lì dove la fata affondava i suoi piedi. Eppure il mare era calmo e il vento soffiava leggero. Chissà come fu, ma quell’anno la valle produsse uva abbondante e mosto odoroso, fruttato, infatato, arricchito di sole e di mare e della storia di un ragazzo che si era perso nella magia di un’isola bella.

I miei libri

era
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A fine giornata
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