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L’avea mandato in Sicilia il padre
da lui nutrito nel materno bosco
in riva del Simeto, ov’è la mite
ricca di doni ara di Palìco.
Virgilio, Eneide, Libro nono 845-849
Nella Piana di Catania, dove scorre sinuoso il fiume Simeto, si trova il lago Naftia, sorgente di acque sulfuree ribollenti. Si narra che quel luogo fosse abitato dai figli di Giove e della ninfa sicula Talia, figlia di Efesto. Presso le sponde del fiume siciliano, Talia aveva incontrato il padre degli dei con il quale ebbe una relazione. Giunone, venuta a conoscenza di quell’amore e che la ninfa era rimasta incinta, perseguitò la giovane che chiese a Giove di liberarla dall’ira della dea. Sprofondata nelle acque del laghetto siciliano, Talia rimase lì nascosta dove partorì due gemelli, i Palici, Παλιϰοί in greco, cioè venire di nuovo dalle tenebre alla luce, come ci tramanda Eschilo: la terra si aprì e la madre con i figli balzarono fuori. I fratelli nati e nascosti nel laghetto di acque sulfuree, ebbero onori divini in quanto figli di Giove. Si eresse quindi un santuario nei pressi del laghetto dove, secondo la leggenda, si prestavano solenni giuramenti e lo spergiuro era punito dagli dei con la cecità.
Avissi annurbari di tutti e du occhi!
si grida ancora tra le vie popolari delle città siciliane, sottolineando quanto il mito abbia segnato l’ animo siculo, focoso come le acque dell’antico lago di Naftia.