Maggio è il mese dedicato alla Madonna. E’ il mese delle rose, dei tramonti rosati e delle albe fresche e romantiche. Maggio è anche il mese dei libri.
Il Palazzo della cultura è conosciuto a Catania anche come Palazzo Platamone dal nome della ricca famiglia che, nel XV secolo, affidò la costruzione dell’imponente struttura ai migliori architetti del tempo. Edificato vicino la marina, per potere controllare meglio gli importanti affari commerciali della famiglia, il Palazzo, dopo il terremoto del 1693, venne donato ai religiosi del monastero di San Placido. Oggi è proprietà del Comune di Catania ed è sede di importanti eventi culturali, mostre e concerti. Quest’anno, in occasione del MAGGIO DEI LIBRI 2019, evento culturale e letterario organizzato a partire dalla GIORNATA MONDIALE DEI LIBRI, che si è svolta il 23 aprile scorso, in una delle sale del Palazzo ho avuto il piacere e l’onore di presentare il mio ultimo libro, ‘NTO SCURARI. Pubblicato alla fine dello scorso anno da A&B del GRUPPO EDITORIALE BONANNO, ‘NTO SCURARI continua a seguire quel percorso nostalgico, e a tratti malinconico, che tende a una tenerezza affettuosa verso quel bagaglio di ricordi e tradizioni che reclamano il loro ruolo di maestri di vita.
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‘NTO, NEL DIALETTO SICILIANO, TRADUCE LA PREPOSIZIONE ARTICOLATA NEL: ‘NTO PUZZU-NEL POZZO; ‘NTO LETTU-NEL LETTO, INDICANDO QUALCOSA CHE È DENTRO QUALCOS’ALTRO. QUANDO ‘NTO PRECEDE UN VERBO, ASSUME IL SIGNIFICATO DI MENTRE, AVVERBIO TEMPORALE, PER ESPRIMERE UNA PROPOSIZIONE TEMPORALE: ‘NTO LAVARI-MENTRE LAVO, ‘NTO CANTARI-MENTRE CANTO. ‘NTO SCURARI-MENTRE STA PER ARRIVARE LA SERA, ALL’IMBRUNIRE, QUANDO IL SOLE È GIÀ SCESO DIETRO L’ORIZZONTE, LE NUVOLE SI FANNO BELLE PER ACCOGLIERE LA LUNA, E L’ANIMO, COME UNA CASETTA DAGLI OCCHI DI CIELO, SI IMMERGE ‘NTO SILENZIO DELLA SERA E LIBERA PENSIERI, SOGNI, RICORDI FATTI DI PAROLE, FRASI, IMMAGINI. CI SI TROVA IMMERSI IN UN MOMENTO DELLA GIORNATA, MENTRE QUESTO MOMENTO AVVIENE…
Ci si trova immersi in un mare di parole che svelano pensieri, che giocano a costruire immagini, storie…sogni. Questo è ‘NTO SCURARI: un navigare tra le parole di una donna che ricorda e si emoziona. Sono nata a Palermo, sono cresciuta a Salina, ho trascorso la mia adolescenza e gli anni dell’università a Palermo e da più di trenta anni vivo a Catania con la mia famiglia. Di parole ne ho viste viaggiare tante legate ai diversi idiomi della nostra isola e le ho praticate tutte, con grande curiosità. Le parole sono un poco come la porta della storia, delle tradizioni, del modo di fare della gente che nei secoli si è incontrata e ha imparato a vivere insieme. Apri una parola e ci trovi i greci, i normanni, gli arabi e prima ancora i siculi e i sicani.
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CUSCIUTA, ERA CUSCIUTA. SÌ, UNA VOLTA. LE PIACEVA CUSCIULIARI, IMBARCARSI SULLE SUE COSCE E ANDARE IN GIRO AD ASCOLTARE VOCI CHE AVEVANO SEMPRE TANTO DA RACCONTARE.
Cusciuta, nel dialetto palermitano indica chi va spesso in giro per le strade. A Catania si dice Strataria. Cusciulera è il termine usato nell’agrigentino per dire la stessa cosa. Cusciuliari ne è il verbo.
Immagini, parole, fantasia.
Cos’è la fantasia? E’ qualcosa dove ci piove dentro, come spiegava Calvino nelle Lezioni americane, nella sezione dedicata alla Visibilità, riprendendo un verso di Dante tratto dal XVII canto del Purgatorio: – O imaginativa…chi muove te, se il senso non ti muove?-
E la fantasia, l’immaginazione si muove attraverso le parole, le immagini. Come quelle che mi ha regalato Harry, giovane inglese che è piovuto dentro la mia fantasia e ho immaginato su una nave alla volta di Vulcano, nelle isole Eolie. E poi c’è Fedicei, nome strano che è piovuto sempre nella mia fantasia componendosi di cielo e felicità per raccontare i movimenti di gente, contadini, pescatori che arrivavano a Salina, isola verde dell’arcipelago eoliano, partendo dalle altre isole minori o dalle vicine coste siciliane, attirati dalla pescosità di quel mare e dalla ricchezza che aveva portato la coltivazione della malvasia fino a quando non arrivò la fillossera e l’emigrazione si spostò verso l’Australia e l’America.
Cavuru, cavuru è! E’ caldo, caldo. Cosa? Lo sfincione palermitano, una specie di pizza soffice coperta da tanta cipolla, salsa di pomodoro e formaggio. Un profumo pazzesco che attraversava i mercati di Ballarò e della Vucciria. Con la parola sfincione a Catania si indica una crispella di riso cosparsa di zucchero, una vera delizia.
Poi c’è Milurè, che cantava anche quando durante la guerra si pativa la fame; Venera che decide di mettersi in proprio e vende i pesci che lei stessa pesca; Etta, che sogna un viaggio sulla luna. E il cavaliere Alfredo Alonso che sogna di far nascere a Catania una grande casa cinematografica, l’Etna Film.
Aiu un cappidduzzu, tantu sapuritu! Quannu mi l’aia mettiri? Quannu mi fazzu zitu!
Ho un cappellino tanto carino! Quando lo devo mettere? Quando mi fidanzo!
Un semplice cappellino, carino, con un significato importante, una promessa per la vita, un fidanzamento.
CU NASCI TUNNU ‘UN PO’ MORIRI QUATRATU
(CHI NASCE TONDO NON PUO’ MORIRE QUADRATO)
TUNNU, cioè tondo. QUATRATU, quadrato. E’ tondo il sole, la luna, la terra, i pianeti e le stelle. Quadrato è un campo che i contadini coltivano, la faccia di un cubo, un tavolo da cucina, una cornice, una foto. TUNNU può essere un uomo che ama fantasticare, che sfugge alle regole pratiche della vita, quindi difficile da capire, ma anche un semplicione. QUATRATU, uno che ama misurare, tracciare progetti, costruire case o capanne, quindi affidabile, impostato secondo i criteri della vita pratica, inquadrato, con i piedi per terra.
CCHIU’ SCURU DI MEZZANOTTI NON PO’ FARI
(PIU’ BUIO DI MEZZANOTTE NON PUO’ FARE)
La vita ci mette davanti a tante difficoltà, ma fino a quando saremo capaci di interpretare i passaggi della nostra vita saremo anche capaci di costruire speranza, luce mentre scura e agghiorna, mentre fa buio e poi fa giorno, in un susseguirsi di storie, di immagini, di quadretti di vita.
E’ importante riflettere sulle parole? Credo sia il solo modo per riuscire a guardarsi dentro e scoprire, come scriveva Fernando Pessoa, poeta portoghese del secolo scorso, che…
Non sono niente, non sarò mai niente, non posso volere d’essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.-
Fernando Pessoa, LA TABACCHERIA, 1928
Grazie e… buon scurari!