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amareilmare

~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

amareilmare

Archivi tag: immagini

2 Novembre

01 lunedì Nov 2021

Posted by paolina campo in 2 novembre

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Tag

immagini, ricordo

Salina

In questo giorno strano

di assenze e di forti presenze,

scorrono lenti e vividi

i fotogrammi del film di ogni vita.

Ritornano le voci e i sorrisi,

antiche tenerezze e nostalgici smarrimenti.

Immagini eteree si specchiano

sulla superfice liquida della memoria

e sfuggono ad ogni concretezza.

Come vorrei ascoltare ancora quelle voci,

abbracciare ancora chi mi ha amata!

La vita cambia i suoi quadri, le sue immagini.

Conto i passi del viaggio

dei giorni che trascorrono,

e affido al tempo l’ intenzione

che sia fiore e cura il mio ricordo.

Come una musica

18 domenica Apr 2021

Posted by paolina campo in Eolie

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Tag

immagini, musica, poesia

Filicudi e Alicudi visti da Salina

Ci sono canzoni, poesie, racconti

che rimangono per sempre nel cuore.

Ci sono immagini

che sanno di musica e poesia,

di cunti di fate ed eroi.

Racchiudono suoni, rumori,

voci e melodie;

odori, profumi, fragranze.

E sorrisi, lacrime, timori,

gioie e speranze.

Come una musica.

Quasi desiderare

17 mercoledì Lug 2019

Posted by paolina campo in pensieri

≈ 3 commenti

Tag

immagini, specchi, vuoto

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Non amo gli specchi. Non li ho mai amati.

Adesso, che perdo pezzi della mia storia,

che quasi ho smesso di desiderare,

mi fanno anche paura.

Ho paura di vedere riflesso nello specchio

tutto ciò che ho inseguito

e non ho raggiunto;

i sogni per i quali ho lavorato

che si sono frantumati in piccoli pezzi.

Ho paura di farmi raccontare da quell’immagine,

che non voglio essere io,

la felicità di un obiettivo raggiunto

e poi calpestato.

Guarderò distrattamente uno specchio,

per mettere ordine ai miei capelli scompigliati.

Ho quasi smesso di desiderare

e uno specchio non può distruggere

quella piccola goccia, quel quasi,

che, di tanto in tanto, illumina

una mia piccola speranza.

Le immagini della mia vita

11 venerdì Mag 2018

Posted by paolina campo in Salina, Sicilia

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Tag

emozioni, immagini, musica

Quadretti di vita

25 sabato Mar 2017

Posted by paolina campo in pensieri

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Tag

Catania, Cura, curiosità, Etna, Heidegger, immagini

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Quando ero una giovane mamma, mestiere che svolgevo a tempo pieno, la mia vita trascorreva per lo più in auto per raggiungere scuole, piscine, parchi, centro cittadino quindi piazze e strade, il mare e la montagna. Mi rendo conto, oggi, che essere mamma coincideva con la frenesia di conoscere, insieme alle mie figlie che crescevano, un mondo che altrimenti non si sarebbe svelato senza la libertà che quel “mestiere” mi permetteva. Quando poi mi “toccava” andarle a prendere a scuola, la mia curiosità, munita di raggi laser ad ampio spettro, si lanciava dritta sulla gente che proprio a quell’ora affollava la piazza che ospitava non solo il liceo ma anche un ospedale ostetrico e la facoltà di lettere e filosofia, oltre alle antiche case di una Catania da cartolina vintage. Arrivavo con un buon margine di anticipo e cominciavo a osservare quell’arnia di vite che ai piedi del vulcano si incrociavano, si scontravano e si ignoravano, e andavano dritti per la loro strada, lungo il loro da fare: studenti, informatori scientifici, medici, vigili urbani, infermieri, abitanti della piazza.

La curiosità non si prende cura di vedere per comprendere ciò che vede, per «essere-per» esso, ma si prende cura solamente di vedere…La curiosità non ha nulla a che fare con la considerazione dell’ente piena di meraviglia…non la interessa lo stupore davanti  a ciò che non si comprende…

Martin Heidegger, Essere e Tempo, Longanesi, Milano, 1976, pag. 217

Stavo lì. A vedere, senza prendermi cura di niente, senza stupirmi di niente. Senza pretendere di approfondire cosa mi stava attraversando la mente: semplici quadretti di vita.

Interessanti i neo-papà: arrivavano da soli, posteggiavano la loro auto e, imbracciati baby pulman e borsa “neonatale”, si dirigevano frettolosamente verso l’ospedale. Il ritorno in macchina era da super eroe: sedia sdraio sotto un braccio, baby pulman in una mano, borsa a tracollo stracolma e  lui, con il suo bel malloppo da portare, si metteva a capo di una mini processione seguito da lei, la moglie, che avanzava con una mano sotto il ventre e un’aria stanca e l’altra, la suocera, con in braccio il risultato di quella confusione.

Una signora percorreva spesso a quell’ora il marciapiede lungo la piazza. Con passo elegante e ovattato avanzava con i suoi vestiti scuri e modesti, ma sempre in ordine. Alta, magra, capelli scuri e ondulati mostrava sul viso un sorriso velato da una certa tristezza, come di chi si è rassegnato a un destino che l’ha portata lontano dai suoi sogni e dignitosamente abbracciava la sua vita con la cura che meritava ogni cosa che la circondava. Quanto era diversa questa signora dall’impiegata della posta, dal viso simile a un maialino che si trovava in un recinto vicino casa dove ho trascorso l’infanzia. Assalita da migliaia di tic nervosi, l’impiegata strizzava gli occhi a intermittenza: prima uno e poi l’altro, e poi insieme come le lampadine di un albero di natale. Alzava nervosamente il labbro superiore, mentre le sue spalle scattavano come molle nel momento in cui si lanciava ad articolare qualche parola che stentava a uscire, incatenata da una lingua che occupava troppo spazio. E il rosa! Il colore rosa! Quanto le doveva piacere! Usava cipria e rossetto rosa, spesso sbavato; e orecchini con perline rosa; e fermaglietti rosa trattenevano i capelli gialli e arricciati. Rosa, un colore su un viso che non si rassegnava alla fuga di una primavera, allo sfiorire della sua giovinezza.

Sentivo poi il suono della campanella. I ragazzi cominciavano ad affollare la piazza per raggiungere annoiati le auto, gli autobus o si avviavano a piedi verso casa. Le mie figlie mi raggiungevano e insieme a loro portavo con me dei quadretti di vita dipinti ai piedi del vulcano, nascosti da qualche parte nella mia mente.

Evanescente

17 domenica Gen 2016

Posted by paolina campo in pensieri

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Tag

evanescenza, fluente, flussione, immagini, Newton, stupore infinito, vecchio post

foto (3)

 

albe

Cosa è evanescente? Un ricordo che si perde negli abissi più profondi del mare? Un desiderio che si spinge sempre più in alto fino a volere toccare le stelle?

Capitò, come capita a molti, di dovere decidere l’argomento della mia tesi di laurea. Cominciai, quindi, a pensare a quello che più mi aveva colpito nel corso dei miei studi e cosa avrei voluto meglio approfondire, anche cercando di capire quali potevano essere i miei limiti. Nella mente mi frullava l’idea di discutere di un film che mi sembrò un serbatoio inesauribile di argomenti: 2001, ODISSEA NELLO SPAZIO. Tempo, spazio, evoluzione, intelligenza artificiale, filosofia che “nasce con un prodigio“(A.N. Whithead). Ma poi c’era anche la musica così determinante nella descrizione delle scene del film, volte a sottolineare la poesia della storia del pensiero dell’uomo e la tensione verso qualcosa che era sempre oltre il monolito che segnava il limite della conoscenza umana per cui dopo c’è sempre qualcosa, come quell’infinito oltre la siepe dove Leopardi dolcemente immaginò di naufragare.

Infinito, illimitato, απειρον a cui gli antichi matematici greci pensarono come a un’idea negativa associata al male, contrapposta al finito, limitato, vicino al bene.

Ecco di cosa mi sarei voluta occupare: l’infinito nella storia della matematica. Con i numeri ho sempre avuto un buon rapporto e confrontarmi con divisioni di segmenti in media ed estrema ragione, lunule, quadrature del cerchio e quella terribile scoperta dell’incommensurabile √2 che portò Ippaso, discepolo apostata di Pitagora, alla morte per annegamento in mare (nel mare dell’infinito?), mi entusiasmò.

In viaggio con numeri razionali e irrazionali, con misurazioni discrete e continue arrivai in Inghilterra dove le fluenti e le flussioni di Newton mi parvero come onde sulle quali navigare per perdersi in qualcosa di immenso. Ma di cosa sto parlando? Newton definì fluente la quantità generata da un moto continuo; flussione la velocità con cui si genera la fluente. Partendo da O (nelle foto, il mare), due punti A e B ( io, ad esempio, e quello che in quel momento stavo guardando) viaggeranno con velocità diverse mantenendo costante il rapporto, per cui ogni istante si arricchirà del momento in cui ho fatto la foto e dei momenti, ogni volta diversi, in cui mi troverò a osservare quel paesaggio.

Ma fino a quando continuerà il viaggio dei due punti? Fino a quando, diceva Newton, i rapporti tra i loro incrementi sarebbero diventati evanescenti. A me piacque molto questa parola e, superando le obiezioni matematiche che portarono Newton a parlare di evanescenza dato che, come scriverà B. Russell, “Newton ignorava completamente, com’è naturale, che i suoi lemmi dipendessero dalla moderna teoria della continuità” (B. Russell, I principi della matematica, Newton Compton editori, Roma, 2009, pag.353), la riempii  di quell’alchimia di emozioni che vedevo specchiati e scritti nell’esplosione di colori e immagini di cui ero assolutamente partecipe. Ecco che per quantità evanescente, decrescente verso O, avrei inteso la possibilità di perdersi tra le storie fantastiche delle Nereidi; e per quantità nascente, crescente da O, la tensione verso quel mondo che si incontra nei sogni, nella capacità di stupirsi. Quanto può essere grande la capacità di stupirsi?  Quanto è possibile desiderare? Fino a quando possiamo viaggiare con la fantasia? All’infinito. O almeno, fino a che saremo capaci di ascoltare, guardare, emozionarci, commuoverci saremo anche capaci di navigare nel mondo del desiderio e dello stupore e conservare il cuore di un “ragazzo che gioca sulla riva del mare, divertendosi di quando in quando nel trovare un ciottolo più liscio o una conchiglia più bella del solito, mentre il grande oceano della verità giaceva interamente sconosciuto davanti a me” (E. Turner, Collectiones for the History […] of Grantham, London 1806, pag. 173).                                                                                                                                                                                                                                         foto (16)

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