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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi tag: fuoco

La casa di Efesto

10 lunedì Mag 2021

Posted by paolina campo in Etna

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Tag

Efesto, Eschilo, fuoco, Iliade, Omero, Prometeo, Zeus

Vive all’interno del vulcano Etna ed è un dio, figlio di Zeus.

Nella sua fucina, Efesto modella, piega, usa mantici, mette in atto la sua raffinata tecnica. Sa come usare il fuoco, è un maestro nel forgiare oggetti, nel mettere a disposizione la sua arte ingegneristica.

Teti dai piedi d’argento giunse alla casa d’ Efesto

eterna, risplendente, pregiata fra gli immortali,

tutta di bronzo, che s’era fatta lo zoppo con le sue mani.

Lo trovò che girava tra i mantici tutto sudato,

faceva ben venti tripodi,

che stessero in piedi lungo le mura del livellato salone,

ed alla base di ognuno metteva rotelle d’oro,

perché da soli potessero andare al concilio divino

e poi fare ritorno nella sua casa, meraviglia a vedersi.

Omero, ILIADE, libro XVIII, vv.369-377

Brutto, rude, claudicante, genera bellezza, ma è pronto a maledire le sue mani, combattuto tra la pietas per Prometeo che dovrà incatenare a una roccia e il dovere di eseguire gli ordini del padre.

O mani mie sovrane, odiatissime mani

……………..

Prometeo, quanta pena al tuo patire

Eschilo, PROMETEO INCATENATO, v.45-v.66

Vive nelle viscere dell’Etna il dio Efesto e come lui è paurosa e bella, minacciosa e generosa.

La nota che stride

05 sabato Mar 2016

Posted by paolina campo in pensieri

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Tag

conferenza dott. Giuseppe Montemagno, D'Annunzio, figurine Liebig, film Senso, fuoco, Giuseppe Verdi, Il Trovatore, note, Rete di Indra

foto (34)

-Signora, guardi, è meglio che si siede da questa parte, così vede meglio.- L’anziana signora prestò ascolto alle mie parole. Ma una mensola a cui non avevo fatto caso precluse, a me e alla signora, parte, minima, della visione dei video che il dottore Giuseppe Montemagno aveva preparato per la conferenza su Il Trovatore di Giuseppe Verdi.

Il Trovatore, opera del ricordo. Come non poteva appassionarmi! E come non potevano appassionarmi le descrizioni delle scene che, con dovizia di particolari, hanno attraversato le mie corde, accendendo la vampa della curiosità. Ma andiamo per ordine.

Justus von Liebig (1803-1873), chimico tedesco intraprendente, nel 1865 fondò la compagnia Liebig. La compagnia si occupò di produrre un estratto di carne inventato dal suo fondatore il quale pensò di pubblicizzare il prodotto con la diffusione di figurine coloratissime dove, tra i tanti soggetti raffigurati, venivano riprodotte anche scene delle opere di Giuseppe Verdi. Le figurine ebbero un enorme successo e il collezionista ebbe a disposizione album adatti a raccoglierle. Immagino la gioia, oltre che dei collezionisti, delle massaie che potevano godere delle immagini e delle storie di opere di compositori importanti che entravano nelle loro case e per questo anche a loro note.

Ma la fiamma della curiosità arde e stride ancora.

Alida_Valli_in__Senso_

Nel 1954 esce il film Senso di Luchino Visconti, ambientato a Venezia alla vigilia della terza guerra d’indipendenza. La scena iniziale si apre con la rappresentazione del Trovatore  alla Fenice. La splendida Alida Valli, nei panni della contessa Livia Serpieri, afferra al volo un mazzolino di fiori tricolori, partecipando così alla manifestazione antiaustriaca  che,  al grido Viva l’Italia, aveva acceso la vampa di chi voleva cacciare lo straniero da casa propria. Alida Valli, Silvana Mangano, Gina Lollobrigida, Sophia Loren: attrici, dive del grande schermo, donne icone, espressione di bellezza e passione che come le figurine Liebig entravano a far parte dell’immaginario di donne che si concedevano il lusso di sognare.

Il Trovatore è diviso in parti  e non in atti, come fosse una ballata che avanza a singhiozzo, un po’ come le canzoni di Fabrizio De André.

Questa di Marinella è la storia vera – che scivolò nel fiume a primavera – e il vento che la vide così bella – dal fiume la portò sopra una stella…..

Ogni parte un racconto, in ognuna una passione, un ricordo. Certo, un poco azzardato come paragone; ma la fiamma, l’ardore, la pira della passione, della malinconia e del dolore procedono parte dopo parte, in tutto quattro nel Trovatore secondo il libretto di Salvatore Cammarano che trasse ispirazione dall’omonimo dramma romantico di Antonio Garcìa Gutièrrez del 1836, seguendo l’idea di Verdi.

Le storie si intrecciano e si ricompongono e l’attenzione è alta, nonostante la mensola. Il nostro relatore, oltre che molto bravo, è simpatico e, nonostante la trama drammatica, riesce a strappare al pubblico qualche risata a proposito di vegetariani e onnivori quando parla delle figurine, o quando ci racconta dei rapporti tra tenori, soprani e bassi.

Ferrando, Leonora, Manrico, il Conte Luna ma tra tutti emerge lei, la zingara Azucena che del fuoco della pira sente e trasmette tutta la tragedia che coinvolge la madre accusata di sortilegio, due bambini, Manrico e lo stesso Conte Luna.

Stride la vampa – Condotta ell’era in ceppi al suo destin tremendo 

I segni  >  >  posti al di sopra del diagramma indicano una maggiorazione della tensione: –Stride la vampa- e Azucena racconta agli zingari il suo dramma con forza, con rabbia > > . In matematica il segno > indica un rapporto di maggioranza tra due numeri o tra due polinomi per cui si parla di disequazione: il primo membro è maggiore del secondo. Le vicende della pira sovrastano e abbracciano tutte le altre, tutti gli altri racconti. Il fuoco distrugge e rigenera, svela e vivifica rapporti sopiti e ignorati come quelli tra il Conte Luna e Manrico, il trovatore, che alla fine si scoprirà essere fratelli.

Fuoco, vampa, orrore: avevo letto e riletto la tragedia di Gabriele D’Annunzio La figlia di Iorio e pensai che il vate si era sicuramente ispirato a quest’opera, allora azzardai una domanda, forse scontata: ma D’Annunzio che c’entra con tutto questo fuoco di Azucena? C’entrava: D’Annunzio si era profondamente ispirato all’opera di Verdi e il fuoco, la vampa aveva attraversato alcune delle sue tragedie.

Musica, poesia, romanzo, tragedia e, perché no, anche matematica: come quella Rete di Idra che secondo l’allegoria buddhista esiste

una rete di fili infinita presente in tutto l’universo…. Ad ogni incrocio di fili c’è un individuo, e ogni individuo è una perla di cristallo…(Douglas R. Hofstadter, Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante, ADELPHI EDIZIONI, Milano, 1990, pag. 280). 

‘A Muntagna

14 lunedì Dic 2015

Posted by paolina campo in vulcano

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Tag

acqua, aria, conoscenza, Empedocle, Etna, fuoco, Nelson, regina, sandalo, terra

etna

Gibel Utlamat, Mongibello, Etna. ‘A Muntagna.  Fuoco, aria e terra la cui eccezionale fertilità veniva attribuita dagli antichi alla cenere e alla lava distruttrici. Vita, morte e poi ancora vita. Nel suo cratere Cerere accese una torcia per illuminare i sentieri lungo i quali, disperata, vagava alla ricerca di Proserpina, sua figlia, rapita alle pendici del vulcano dal tenebroso Plutone. Storie, leggende che come nuvole leggere avvolgono e corteggiano questo miracolo della natura. Nel suo cratere cadde o si gettò il filosofo agrigentino, Empedocle, che identificò l’organo del’intelligenza con il sangue, rosso come lava, e pensava che lì scorresse il pensiero; e nella lotta tra Amore e Odio vide la continua aggregazione e disgregazione di fuoco, aria, acqua, terra. Cadde o si gettò? Uomo di vastissima cultura, si dice si fosse avvicinato troppo al cratere. Sapere implica curiosità, il desiderio della scoperta è accompagnato da innumerevoli domande e il vulcano che riusciva mirabilmente a mescolare i quattro elementi originari, rhizòmata, radici, attirò a sé quella fonte inesauribile di scienza, di domande, fino a inghiottirlo e con uno sbuffo ne restituì solo un sandalo.

Ma un altro calzare scivolò lungo un pendio dell’Etna, questa volta una scarpetta regale. Secondo un’antichissima leggenda, era scritto nel libro del destino che la siciliana Bronte finisse nelle mani degli inglesi. Si racconta che alla morte della regina Elisabetta I, il suo corpo era stato preso da una schiera di diavoli e condotto, attraverso la Manica e la Francia, in Italia e infine in Sicilia, dove sarebbe finito nel cratere dell’Etna. Nel precipitare, dal piede della regina si sarebbe staccata una scarpetta finita, rotolando, nei pressi di Bronte. La favola racconta che l’ammiraglio Horatio Nelson, al momento di ricevere l’investitura di duca della Ducea siciliana nel Palazzo Reale di Palermo, fu avvicinato da una misteriosa signora che gli donò un cofanetto dentro il quale vi era la scarpetta della regina. Nelson regalò la scarpetta alla sua amante, gesto non gradito alla misteriosa signora che, poco prima della battaglia di Trafalgar, sarebbe di nuovo riapparsa all’ammiraglio per rimproverargli il cattivo gesto e annunciargli la sua prossima fine.

“La vita, la morte e poi ancora la vita… Fitti boschi dove tra alberi altissimi corrono liberi gruppi di cinghiali e poi all’improvviso la lava nera che inesorabilmente copre tutto e da cui furtivamente fa capolino un’erbetta, un albero, simile a un condannato a morte a cui è stata concessa la grazia, simile a un bimbo che con forza nasce dalle viscere della madre.” (P. Campo, Vi racconto una storia, Bonanno, Acireale, 2009, pag.24)   

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