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Il sole, servitore puntualissimo di tutte le attività, era appena sorto e aveva incominciato a far luce sulla mattina del tredici maggio milleottocentoventisette, quando Mr. Samuel Pickwick sorse come un altro sole dai suoi sonni, spalancò la finestra della sua camera da letto e si affacciò a guardare il mondo sottostante. Goswell Street era ai suoi piedi; alla sua destra, a perdita d’occhio, si vedeva Goswell Street; Goswell Street si stendeva alla sua sinistra; e il lato opposto di Goswell Street si trovava al di là della strada. “Tali” pensò Mr Pickwik “sono le ristrette vedute di quei filosofi che, paghi di osservare le cose situate di fronte a loro, non guardano alle verità che si nascondono dietro di esse. Sarebbe come se anch’io mi accontentassi di guardare Goswell Street per sempre, senza mai compiere lo sforzo di penetrare nelle contrade sconosciute che la circondano da ogni parte”
Charles Dickens, Il circolo di Pickwick
Allora caro Dickens, fammi strada tra le voci alte, basse; i movimenti di braccia, di mani, di gambe; i colori e le donne grasse, magre, per lo più madri di famiglia vecchio stampo, di quelle che al mattino “sorgono” con un grande problema da risolvere: cosa si mangia oggi? Si fanno largo tra le bancarelle, accompagnate da una di quelle borse con le ruote che si portano dietro con grande soddisfazione: le riempiranno fino all’orlo. Le ruote, che grande invenzione! Anche quell’uomo lì tira una specie di carretto con quattro ruote pesanti. Trasporta un gruppo elettrogeno, di quelli che erogano energia elettrica garantendo una certa mobilità, emettendo un verso come un animale preistorico, facendo da sottofondo al gran trambusto del mercato. L’uomo ha i capelli bianchi, lisci, non troppo lunghi e neanche troppo corti, la lunghezza giusta perché il vento li attraversi e li scompigli. Una barba anch’essa bianca e poco curata incornicia il suo viso gonfio mentre offre il suo servizio tra i vicoli del mercatino del giovedì. Pancia ridondante, stretta da un vecchio maglione scuro, atteggiamento serio di chi ha tanto da fare perché il suo bar ambulante funzioni al meglio: sul suo carretto si trova un mini frigorifero e una macchinetta per il caffè, di quelle che si tengono in casa insieme a delle pratiche e veloci cialde.
-Vuole un caffè signora? Una bibita per il bambino?-
Il carretto, come un bar che si rispetti, ha una sua insegna luminosa, una sorta di luminaria dove risalta una tazzina con il suo piattino e lucine a intermittenza che danno il senso del vapore di un bel caffè caldo.
Il mercatino è popolato da gente di cui non si conosce più il sorriso: qualcuno si avvicina al bar mobile con attenzione. E’ più facile litigare per il prezzo di una lattuga, lì almeno la distanza è garantita dalla bancarella.
-Quanto costa questa insalata?-
-Signora, perché è lei, un euro e cinquanta!-
-Troppo cara, un euro va benissimo.-
La donna ha vinto e si porta via il suo trofeo.