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amareilmare

~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi tag: Dante

Mediterraneo

01 giovedì Lug 2021

Posted by paolina campo in filosofia, storia

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Tag

Boezio, Dante, mediterraneo, Paolina Campo, Pavia, Sant'Agostino

“Per vedere ogni ben dentro vi gode

l’anima santa che ‘l mondo fallace

fa manifesto a chi di lei ben ode:

lo corpo ond’ella fu cacciata giace

giuso in Cieldauro; ed essa da martiro

e da essilio venne a questa pace.”      

Dante, La Divina Commedia, Paradiso, X 124-129

Mediterraneo. Se si dovessero contare gli uomini che nei secoli l’hanno attraversato; le civiltà che si sono succedute nella conquista di sbocchi importanti su questo mare; se si dovessero contare le battaglie, le scorrerie piratesche e le navigazioni a scopo commerciale, bisognerebbe esprimersi attraverso una serie di numeri infiniti. Nella foto e nei versi di Dante il Mediterraneo, il mare non c’è. Eppure, la Basilica citata da Dante custodisce una storia che ha attraversato il Mediterraneo per approdare a Pavia. La storia riguarda un grande filosofo nato a Tagaste, in Algeria, nel 354 d.C. ed eletto vescovo di Ippona, sempre in Algeria, dopo essere stato battezzato da Ambrogio, vescovo di Milano. Sant’ Agostino, attraversò più volte il Mediterraneo. Insegnò retorica prima a Roma e poi a Milano dove seguì le prediche del vescovo Ambrogio che lo battezzò e lo ordinò sacerdote. Tornato a Roma, raggiunse Ostia per imbarcarsi, attraversare il Mediterraneo e raggiungere la sua terra. Divenuto vescovo di Ippona continuò la sua attività letteraria volta a combattere l’eresia manichea, oltre che allo studio del rapporto tra ragione e fede che il filosofo non vide mai in contrasto, ma anzi in perfetta armonia. Il suo capolavoro, le Confessioni, vedono la luce nel 400 e in quest’opera autobiografica, Agostino loda il Signore per averlo condotto verso la luce della Verità. Il vescovo di Ippona morì il 28 agosto del 430, mentre i Vandali di Genserico assediavano la città algerina. Per mettere in salvo le reliquie dall’assalto dei barbari, il corpo di Sant’Agostino fu trasportato fino a Cagliari, in Sardegna. Il Mediterraneo avrebbe ancora visto le spoglie del filosofo viaggiare sulle sue acque. Circa tre secoli più tardi, il pio re longobardo Liutprando prese a cuore le sorti delle sante reliquie e nel 722 offrì un’ingente somma di denaro per riscattare il corpo del Santo Padre Agostino che ancora una volta attraversa il mare da Cagliari a Genova. Liutprando, con il suo esercito, raggiunse le sacre reliquie a Savignone e, percorrendo la via del sale, le trasportò fino a Pavia, capitale del suo regno. Il Corpo di Sant’Agostino fu deposto nella Basilica di San Pietro in Ciel d’oro, dove già riposavano i resti di un altro grande filosofo, Severino Boezio. Pavia continuò ad onorare il santo filosofo e nel XIV secolo si pensò di costruire, all’interno della Basilica, una magnifica Arca a Sant’ Agostino. Il pericolo non erano più i barbari, ma l’umidità: l’Arca avrebbe degnamente custodito le spoglie del Santo racchiudendole e proteggendole sontuosamente. La nuova “casa” del filosofo fu costruita in marmo di Carrara e su ogni lato furono scolpite scene della vita del Santo.

“-Il mare siamo noi…siamo noi…- e intanto il vento accompagnava la leggerezza di quel volo simile a quello dei petali di un bouganville che maestoso ornava case bianche e luminosi terrazzi.

La voce incalzava, voleva sapere.

-Dove andate? Che gioco è questo?-

-Ci aspetta…Ci aspetta la casetta dagli occhi di cielo!-

Quando arrivava la sera, la casa accoglieva le dodici lettere e le combinava in varia maniera perché formassero parole che descrivessero la vita, la gioia, il dolore. Così cominciava

Mare-mito-morte

Entrare-etere-errato

Denaro- dare- dire- dote

Idea-iter-ira

Terra- tradire- temere-tenero

Era-Ermete

Remo-ramo-rete

…..”

Paolina Campo, ‘Nto Scurari

Lo ciel, che sol di lui prima s’accende

25 giovedì Mar 2021

Posted by paolina campo in Salina, tramonto

≈ 4 commenti

Tag

Dante, Paradiso, Salina, tramonto

Scalo Galera, Malfa-Salina

Quando colui che tutto ‘l mondo alluma

Dell’ emisfero nostro sì discende,

Che ‘l giorno d’ogni parte si consuma,

Lo ciel, che sol di lui prima s’accende,

Subitamente si rifà parvente

Per molte luci, in che una risplende;

E questo atto del ciel mi venne a mente,

Come ‘l segno del mondo e de’ suoi duci

Nel benedetto rostro fu tacente;

Però che tutte quelle vive luci,

Vie più cucendo, cominciarono canti

Da mia memoria labili e caduci.

Dante, Divina Commedia, Paradiso, XX 1-12

Poi piovve su l’alta fantasia…

20 venerdì Ott 2017

Posted by paolina campo in mare, silenzio

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Tag

Dante, Efesto, fantasia, mare, sogno, tramonto

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Navigarono tutto il giorno con il sole che muoveva come marionette le loro ombre sulla chiglia, a poppa e a prua e scandiva il tempo di quella  estenuante traversata. Navigavano con il cuore pieno di speranza e con il corpo carico di stanchezza. Al tramonto l’orizzonte marcò forte la sua presenza e segnò con determinazione il confine tra il mare e il cielo. Il guscio di legno su cui si erano imbarcati sembrava stesse per essere inghiottito dal silenzio dei colori che parlavano di fate e spiriti maligni.

-Tieni questa coperta. Adesso comincia a fare freddo-

La voce di suo padre, uscita dal silenzio, gli arrivò nitida per poi dileguarsi tra le fitte maglie di quell’intreccio magico di colori e aria tutto intorno.

Si avvolse nella coperta e fissò il suo sguardo lontano fino a che le palpebre si chiusero, la testa si accoccolò su una spalla e il corpo si piegò per trovare rifugio e riposo sulla chiglia del guscio di legno. Dormiva. O almeno credeva che stesse dormendo, perché si vide seduto sull’orizzonte con le gambe penzoloni verso uno spazio occupato da un bagliore di fuoco che, sembrava, avesse sciolto ogni cosa per levigare e addolcire gli angoli spigolosi del giorno passato e consegnare rinnovata bellezza.

Detto così, la lasciò dove stava e tornò ai suoi mantici:

li rivolse al fuoco e comandò loro di agire.

I mantici, venti in tutto, soffiavano sopra i crogioli,

mandando ogni tipo di refolo, che attizzasse il fuoco,

che allorché s’affrettava spirasse, altra volta smettesse,

come Efesto voleva, concluso il lavoro.¹

Sentì di provare un’ incredibile vertigine e, alzando lo sguardo, vide che le stelle si facevano sempre più prossime e la luna gli porgeva il candido lenzuolo dei sogni. Sollevò una mano e toccò le pareti infinite del cielo. Poi, cominciarono a piovere immagini, emozioni, storie, sorrisi e pianti e si vide muovere dentro ogni goccia mentre ancora restava seduto.

O imaginativa, che ne rube

tal volta sì di fuor, ch’uom non s’accorge

perché dintorno suonin mille tube,

chi move te, se il senso non ti porge?

Moveti lume che nel ciel s’informa

per sé o per voler che giù lo scorge.²

Poi piovve dentro a l’alta fantasia³ e fissò lo sguardo dentro una goccia, o forse era una stella, e sentì risa di bambini e giochi tra le onde, schizzi di acqua e un odore di dolci ripieni di mandorle appena raccolte. E poi c’era sua madre che volava lontana e suo padre che stanco aspettava un sorriso e costruiva per sé delle ali per poterla raggiungere.

-Svegliati! Siamo arrivati. Dormiremo qui stanotte. Domani ripartiamo.-

Da una goccia di pioggia della sua fantasia si staccò la voce del padre. Lasciò  allora l’orizzonte e tornò sul suo gozzo.

 

 

 

¹Omero, Iliade, Libro XVIII, 468-473

²Dante, Divina Commedia, Purgatorio XVII, 13-18

³Ibid, 25

 

 

Etta e la luna

06 lunedì Mar 2017

Posted by paolina campo in pensieri

≈ 3 commenti

Tag

Dante, luna, sogno, viaggio

luna
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Quando ambedue i figli di Latona,

coperti del Montone e della Libra,

fanno dell’orizzonte insieme zona,

quant’è dal punto che ‘l cenìt i ‘nlibra

infin che l’uno e l’altro da quel cinto,

cambiando l’emisperio, si dilibra….……..¹

Era una sera d’estate, di quelle che ti fanno sentire addosso la fatica di un caldo appena mitigato da un timido venticello. Il sole si era sbizzarrito, spruzzando colori alla rinfusa, scivolando pian piano all’orizzonte.

Etta godeva di quell’attimo magico, sdraiata su una delle poltrone disposte ordinatamente su quel loggione rivolto verso il sipario sempre aperto dello spettacolo del cielo. A farle compagnia dei grandi boccioli che aspettavano di consegnarsi alla luce bianca della luna. Anche quella sera, come spesso ormai le accadeva, si sorprendeva a fare discorsi che immaginava potessero trasmettersi da cuore a cuore, come se potesse esistere una comunicazione che viaggiasse silenziosa e arrivasse lì dove doveva arrivare. Prese un foglio e cominciò a disegnare qualcosa: una casa, il mare, i pesci. Il suo tempo era diventato così, come quel foglio: disponibile. Ci si potevano scrivere delle parole. Qualcuno tentava di scriverne troppe e fare un enorme scarabocchio. Ne fece una barchetta e su un fianco scrisse lei qualcosa

Sii libera di ascoltare il tuo cuore

e avrai vinto

Il sole scivolava dietro l’orizzonte e quei fiori sul balcone seguivano il susseguirsi dei momenti, dei colori, della storia di ogni vita che ogni giorno si rinnova. Petali, come raggi dipinti del colore caldo del sole, illuminavano altri petali bianchi, candidi come la luna brillante tra le stelle e tra essi stami e pistilli frementi d’amore.

Etta si imbarcò sul sogno della sua barchetta, sollevandosi lentamente, attraversando nuvole e spruzzi di vento fino a raggiungere la luna. Navigò fino a un mare in tempesta dove alta si alzava la polvere della sua tristezza. Resistette alle intemperie, mentre la barchetta faceva un pieno di tenerezza, per portarla nel punto della luna dove qualcuno aveva nascosto la pace del suo cuore. Passavano lente le ore della notte e intanto osservava i suoi fiori che si erano aperti, offrendosi alla luce lunare per poi piegarsi e desiderare di morire. Anche un petalo bianco era partito per raggiungere la luna e chiedere di raccogliere un granello di roccia lunare per salvare e dare vita perenne al sogno di un fiore. Ma non c’ era più tempo: il sole tornò a riprendersi il cielo e la luna nascose per sempre i sogni del tempo passato.

Il giorno sorprese Etta riversa sul foglio, bianco come un astro brillante. Accanto giaceva un fiore appassito che aveva concluso la sua storia d’ amore con la luna splendente.

¹Quando il sole e la luna, figli di Latona, / essendo uno nel segno dell’Ariete, l’altra in quello della Libra /si trovano sulla linea dell’orizzonte in due punti opposti del cielo/ e si trovano in perfetto equilibrio rispetto allo zenit( ‘l cenìt i’nlibra),/ si sciolgono da quella cintura/ cambiando emisfero, l’uno tramontando e l’altra sorgendo. Dante, Divina Commedia, Paradiso, cantoXXIX, versi 1-6 

I miei libri

era
vi racconto
l'uomo di
A fine giornata
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