Nella geografia della vita incontri persone che, come Marco Polo, ti portano attraverso i loro racconti in paesi che non hai mai visitato o che hai visitato ma non ne conosci alcuni particolari; o almeno, senza quei racconti, non sarebbero venuti fuori e non sarebbero mai stati oggetto della tua curiosità. In fondo, di nulla si può essere curiosi se non si è attratti da ciò che da qualche parte o in qualche modo si fa vedere; e, d’altra parte, di nulla si può essere curiosi se non ci si predispone alla curiosità.
Quando ero una ragazzina facevo spesso un sogno: mi vedevo dietro una porta che da uno spiraglio faceva uscire un fascio di luce. Aprivo quella porta e scoprivo che più avanti un’altra mi invitava con un altro fascio di luce e, un po’ come Alice nel paese delle meraviglie o Dorothy nel mondo di Oz, mi trovavo a seguire un percorso di fasci di luce che non sembrava avere una fine. Vivere con curiosità, forse è questo che rappresentavano quei fasci di luce, per riuscire a pensare che “dopo” c’è sempre qualcosa.
Le foto e le cartine geografiche sono cattedrali di informazioni, vicende, storie che, come nel sogno, si celano dietro porte dagli spiragli luminosi. Di fotografie, certo poco professionali, ne faccio un uso continuo: toccano le mie note più nostalgiche, rappresentano un tuffo in un passato del quale avverto odori, suoni, sensazioni. Ma gli orizzonti si allargano e diventa a volte inevitabile andare oltre l’ esperienza personale. Le cartine geografiche sono un po’ come delle matrioske. Questa, ad esempio
evoca i tormenti della popolazione armena, la fine della dinastia zarista, la rivoluzione bolscevica, Lenin, Stalin. Da quella cartina cominciai un giorno a vedere volare le note di grandi compositori che erano dentro quella storia.
Dall’Armenia fuggivano tante famiglie oppresse dalla povertà di un paese senza sbocco sul mare e oggetto di attacchi da parte dei turchi e dei russi. Fuggiva anche la famiglia di Aram Chacaturjan, nato in Georgia da una famiglia povera di origine armena, grande compositore che a Mosca studiò violoncello e composizione. Non dimenticherà mai la sua origine, e le sue opere porteranno sempre impressa un’impronta popolare e appassionata. La sua musica sarà apprezzata dal regime sovietico tanto da venire insignito del premio Lenin e del premio Stalin.
Le date? E’ ieri, ma anche oggi. Nella cartina ci siamo noi che guardiamo e sogniamo; ci siamo noi che viaggiamo con gli occhi e la mente di chi, con i suoi studi e la sua esperienza, ci guida e ci porta lontano.