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capperi, mare, mediterraneo, passione, Sapori eoliani, storia, uva
I turisti lo sanno bene: le isole Eolie sono straordinarie. Una testimonianza eccezionale di quanto l’energia vulcanica possa creare catastrofe e bellezza maestosa e suggestiva,nello stesso tempo. Sette isole a forma di Y.¹
Y, come il cratere di un vulcano che lancia lapilli, cenere, magma, vapore, fuoco per generare bellezza all’infinito. Un Y tra le acque del Mediterraneo che già solo il nome evoca parole come terra, madre, remi, Dio, note, eterno e… meditare, remare, tremare, mirare. Parole su parole come onde che lambiscono la Y.
Salina è al centro della Y.²
Di un luogo se ne può sempre sentire il respiro, anche se si è lontani, specie se quel respiro ti è entrato dentro e circola costantemente e per sempre nei tuoi pensieri. Di un luogo puoi ascoltare tante voci quante ne sei capace di trovare, aprendo le porte della sua storia.
Si apre una porta, lì proprio al centro di quell’incognita ( perché non ne sapremo mai abbastanza!): ci sono dei bambini, giocano a iadduzzu, a galletto.
Spinni tu e spinnu iò
E’ già Natale e la magia di cristalli di zucchero attaccati ai grappoli di uva passa, fa scintillare gli occhi dei bambini. A settembre gli uomini avevano provveduto al lavaggio di cannizzi, cuofini e botti con acqua di mare. Avevano portato tutto giù al molo e alzando su le maniche delle camicie e i gambali dei pantaloni, erano entrati anche loro in acqua. C’era stata la vendemmia e poi la pigiatura dell’uva da vino, e la paziente operazione di essiccamento dell’uva malvasia stesa al sole sui cannizzi. Una volta raccolta tutta l’uva, la signora Elena aveva riempito d’acqua una grande quadara, un grande pentolone di alluminio, per preparare la liscia, una sorta di sciroppo dove al posto dello zucchero si faceva sciogliere nell’acqua la cenere di tralci di uva che la signora era solita fare bollire per 36 ore. Trascorso quel lungo bollore, si era munita di una grossa schiumarola dal manico lungo e, sistemati nell’utensile i grappoli di minnilottina, uva prelibata, li aveva immersi nella liscia bollente. Quando i chicchi dell’uva cominciavano ad aprirsi, comare Elena aveva tirato fuori i grappoli che con delicatezza dovevano essere sistemati sui cannizzi. Bisognava rigirali tante volte nel corso dei giorni che servivano perché tutti i chicchi fossero raggiunti dal sole e diventassero scuri. Poi erano pronti per essere conservati in un panno di cotone bianco come la neve e riposti nella credenza fino a Natale. Questo periodo di incubazione avrebbe creato la magia degli zuccherini.
Spinni tu e spinnu iò
e chi spenna l’ultimo chicco di uva brillante di zucchero, paga il pegno.
Lì, dove un faro sta di sentinella a un laghetto dove si produceva il sale che un tempo portò tanta ricchezza ai mercanti dell’isola di Salina, si apre ancora una porta. C’é festa, la gente è allegra e sventola una bandiera. E’ l’1 maggio del 1918. Autorità civili e militari insieme ai cittadini della piccola ma popolata frazione di Lingua, inaugurano l’Ufficio Postale, voluto dal Cav. Giovanni A. Giuffre’. Rosina Lo Schiavo sarà la direttrice e le succederà Ersilia Grazia Dydime, figlia del notaio Domenico Giuffre’, primo sindaco di Santa Marina.
Lo zio Bartuluzzo, con la bandiera in mano, è vedovo da tre anni e ha quattro bambini accuditi dalla zia Rosina, che fa da mamma a tutti. Quel bimbo vestito di nero è Nino, Nino Lo Schiavo, che da grande sarà direttore del periodico Avvenire Eoliano, dal 1927 al 1929, e più tardi riavvierà il commercio della malvasia, dopo il disastro della fillossera. Dietro di lui, Ersilia Grazia Dydime Giuffre’. Storia.
Posso ancora aprire un’altra porta, sì, quella che si apre dove il sole al tramonto ti strappa il cuore e spesso il vento parla e narra: c’era una volta…. Dietro questa porta soffia un delicato vento di passione e rispetto, giovane e affascinato, con occhi di cielo volati lontano perché anche gli angeli possano godere dei sapori e dei profumi eoliani.
Su tutte le porte che si possono aprire, si schiude la speranza di potere abbracciare per sempre tanta bellezza, che diventi contagiosa, irresistibile per tutti, non solo per tanti. Per custodire un paradiso dove “non dovrebbero esserci più poveri”³.
¹www.partecipare.net/Paolo Basurto, PARADISI DA NON PERDERE-LE ISOLE EOLIE
²Ibid.
³Ibid., Antonio Brundu