
Quando Italo Calvino si accingeva a scrivere la prima delle cinque lezioni che avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard per l’anno accademico 1985/86, non poteva immaginare di quanta pesantezza si sia riusciti a riempire il nuovo millennio. Calvino morì il 19 settembre del 1985, prima di potere esporre le sue SEI PROPOSTE PER IL NUOVO MILLENNIO: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità, e infine, Cominciare e Finire-Correttezza. La prima di queste Lezioni, dedicata alla Leggerezza, è travolgente.
Bisogna praticare leggerezza per rendere elegante e fruibile un testo. Bisogna sollevarsi e guardare da lontano la realtà per non farsi pietrificare, immobilizzare, e finalmente capire come muoversi, come agire. Bisogna essere degli eroi per trasformare in bellezza ciò che di brutto si riesce a seminare nel mondo.
Per sostenere la sua tesi a favore della leggerezza, Italo Calvino descrive il mito di Perseo, eroe greco delicato, leggero che può sollevarsi e posarsi su una nuvola grazie a dei calzari alati. Avrà il compito di sconfiggere la Medusa, un mostro che ha il potere di pietrificare chi incontra il suo sguardo. Perseo ha un solo modo per uccidere la Gorgone: sollevarsi e guardarla attraverso l’immagine riflessa sul suo scudo. Taglia quindi la testa alla Medusa e dopo averla sistemata dentro un sacco, la porta con sé. Dal sangue del mostro nasce Pegaso, il cavallo alato che con lo zoccolo fende il monte Elicona da cui sgorgherà una sorgente che disseterà le Muse. Perseo, a cavallo di Pegaso, raggiunge un lido dove la bella Andromeda è prigioniera di un drago. L’eroe pietrifica l’orribile creatura mostrandogli la testa della Gorgone. Poi depone quel capo dalla chioma ricca di viscidi serpenti su un letto di morbide alghe e, dopo essersi lavato le mani nell’acqua salata del mare, si appresta a liberare la giovane. Nel frattempo, le alghe a contatto con la testa della Medusa si trasformano in preziosi coralli.
Bisogna essere delicati e accorti per continuare ad avere cura di ciò che abbiamo conquistato.
Calvino cita Ovidio, Lucrezio, Dante, Cavalcanti. Conclude la sua tesi sulla Leggerezza ricordando un racconto di Kafka intitolato Il cavaliere del secchio, metafora di un mondo ostile abbandonato da un secchio che si solleva e porta con sé un poveretto, vittima del freddo, della guerra, della povertà, dell’arroganza, dell’avarizia.
Quando la pesantezza del mondo diventa insostenibile, possiamo sempre rifugiarci nel sogno di poter cavalcare un secchio leggero dove non metteremo carbone ma gentilezza, delicatezza, bellezza. Bisogna essere dei grandi sognatori per pensare che qualcosa di leggero, che abita là dove vivono le nuvole, potrà riempire il nostro secchio ed essere finalmente felici.