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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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La ricchezza del “NIENTE”

27 venerdì Nov 2020

Posted by paolina campo in Sicilia

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Alberghiera, Ballarò, Palermo, Protonotaro

Cominciai la mia avventura scolastica a Palermo proprio nei pressi del mercato storico di Ballarò, cuore pulsante di un quartiere normanno il cui nome, Albergheria, indica una terra a mezzogiorno, illuminata da un sole raggiante. Albergheria, da Albahar, nome con cui i saraceni chiamarono “mare” quel lago così grande e vasto dentro la città, probabilmente formato dall’incontro di due fiumi, il Papireto e il Kemonia, ricco di pesci e circondato da un muro adorno di barchette d’oro e d’argento. Il mercato era allora frequentato da mercanti arabi che da Bahlara, villaggio nei pressi di Monreale, popolavano ogni giorno il quartiere dell’ Albergheria per vendere, comprare, litigare e scendere a patti.

Quanto basta per immaginarsi in una storia da Mille e una notte.

Nel XVIII secolo, in una delle case dell’antico rione nasceva Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro. Figlio di un mercante di stoffe, fu alchimista, mago, avventuriero, falsario, guaritore e, durante il secolo dei lumi, trascorse la sua vita girovagando in lungo e in largo per le corti di tutta Europa. La sua vita e la sua morte sono avvolte dal mistero e, secondo una leggenda popolare che circolava tra le vie del quartiere dell’ Albergheria, il suo corpo era arrivato in Sicilia e sepolto in una nicchia delle catacombe dei Cappuccini a Palermo.

Frequentavo la scuola media del Protonotaro che si trovava su una strada stretta, un cordone di congiunzione tra il quartiere dell’Albergheria da sempre popolata da mercanti, maghi, donne vocianti per le strade, e il Cassaro, elegante e signorile, ricco di palazzi, chiese e monasteri. Questo budello di congiunzione tra le due facce più emblematiche di Palermo portava lo stesso nome della scuola.

Il Protonotaro era un personaggio potentissimo in epoca normanna e sveva, con incarichi importanti. Era un consulente del re. Come non pensare a Pier della Vigna, protonotaro alla corte di Federico II di Svevia che Dante immagina di incontrare nel secondo girone del VII cerchio dell’Inferno. Il nome di questa via non ricorda lo sfortunato personaggio dantesco, ma don Ignazio Papè, Protonotaro del Regno delle due Sicilie verso la metà del 1700, che proprio lì aveva la sua sontuosa residenza, con ampi saloni e affaccio sul Cassaro.

Andavo e tornavo da scuola a piedi, attraversando voci, colori, misteri conditi dai profumi di una tradizione che resisteva al tempo; ascoltando le storie che da ogni angolo, da ogni pietra sembravano sgorgare; osservando stupita le bancarelle del mercato cariche di frutta, verdure, spezie e aromi che si alternavano a quelle del pesce, della carne, delle olive, delle conserve, del pane. Tra la baraonda di parole abbanniate che saltellavano scoppiettanti tra la merce esposta, se ne sentiva qualcuna che, attraversando il mercato con flemma indicibile, portava con sé un odore forte, come di pizza riccamente condita.

-Cavuru, cavuru è!²-

Ma come? Faceva già caldo! Un uomo trainava a mano il suo carretto e ignaro del trascorrere delle stagioni, attirava la gente con la sua voce e il forte odore di focaccia, salsa di pomodoro, cipolla, formaggio, mollica. Un ciavuru, un odore che attraversava le narici e inebriava la mente tanto che, anche in estate, lo sfincione si preferiva al cono gelato.

E poi panelle e crocchette di patate gialle come il sole e panini con la milza cotta nella sugna bollente come la terra di mezzogiorno… lanciavano il loro invito da bottegucce affollate di gente, che ogni giorno transitava per il mercato di Ballarò.

-Che mangiamo stasera?-

-Niente, vai a Ballarò e prendi quattro panini con panelle e crocchè.-

E quel niente si condiva di forti sapori e intensi profumi. Niente, solo un po’ di storia e tanta vita.

Ballarò

30 venerdì Mar 2018

Posted by paolina campo in Sicilia

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Tag

Ballarò, colori, mercato storico, Palermo, profumi, voci

BALLARO

Antonello Blandi, Ballarò

Nel 2016, Antonello Blandi, grafico e designer palermitano, diede un’originale rappresentazione del mercato storico di Ballarò. Nel quadro, personaggi famosi dello spettacolo, della politica o delle “sfere alte” della Palermo bene, sono trasformati in abbanniatori¹, mentre Andrea Camilleri, da uno dei balconi ai piedi della cupola della chiesa del Carmine, osserva e scruta la folla.

Cominciai la mia avventura scolastica a Palermo proprio nei pressi del mercato storico di Ballarò, cuore pulsante di un quartiere normanno il cui nome, Albergheria, indica una terra a mezzogiorno, illuminata da un sole raggiante, e deriva da Albahar, nome con cui i saraceni chiamarono “mare” quel lago così grande e vasto dentro la città, probabilmente formato dall’incontro di due fiumi, il Papireto e il Kemonia, ricco di pesci e circondato da un muro adorno di barchette d’oro e d’argento. Il mercato era allora frequentato da mercanti arabi che da Bahlara, villaggio nei pressi di Monreale, popolavano ogni giorno il quartiere dell’ Albergheria per vendere, comprare, litigare e scendere a patti.

Quanto basta per immaginarsi in una storia da Mille e una notte.

In una delle case dell’antico rione nacque Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro come si fece chiamare in seguito. Figlio di un mercante di stoffe, fu alchimista, mago, avventuriero, falsario, guaritore e, durante il secolo dei lumi, trascorse la sua vita girovagando in lungo e in largo per le corti di tutta Europa. La sua vita e la sua morte sono avvolte dal mistero e, secondo una leggenda popolare che circolava tra le vie del quartiere dell’ Albergheria, il suo corpo era arrivato in Sicilia e sepolto in una nicchia delle catacombe dei Cappuccini a Palermo.

Andavo e tornavo da scuola attraversando voci, colori, misteri conditi da profumi di una tradizione che resisteva al tempo. Bancarelle cariche di frutta, verdure, spezie e aromi si alternavano a quelle del pesce, della carne, delle olive, delle conserve, del pane e poi, tra la baraonda di parole gridate che saltellavano scoppiettanti tra la merce esposta, se ne sentiva qualcuna che, attraversando il mercato con flemma indicibile, portava con sé un odore forte, come di pizza riccamente condita.

-Cavuru, cavuru è!²-

Ma come? Faceva già caldo! Un uomo trainava a mano il suo carretto e ignaro del trascorrere delle stagioni, attirava la gente con la sua voce e il forte profumo di focaccia, salsa di pomodoro, cipolla, formaggio, mollica attraversava le narici e inebriava la mente tanto che, anche in estate, lo sfincione si preferiva al cono gelato.

E poi panelle e crocchette di patate gialle come il sole e panini con la milza cotta nella sugna bollente come la terra di mezzogiorno… lanciavano il loro invito da bottegucce affollate di gente, che ogni giorno transitava per il mercato di Ballarò.

-Che mangiamo stasera?-

-Niente, vai a Ballarò e prendi quattro panini con panelle e crocchè.-

E quel niente si condiva di forti sapori e intensi profumi.

¹Urlatori
²-Caldo, caldo, è!

Vi racconto una storia

23 giovedì Apr 2015

Posted by paolina campo in ricordi

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Ballarò, Catania, Etna, liceo, mercato, Palermo, Salina, sant'Agata

viuna

Palermo, Catania e ancora Salina in una serie di immagini, ricordi, riflesioni, descrizioni di miti e tradizioni popolari che si susseguono, come diapositive di una vita dedita ai valori della famiglia ma che cerca uno spazio dove potere sempre fantasticare e trovare finalmente se stessa.

Vorrei raccontare di oggi, di ieri, di domani; di paesaggi, immagini, storie e leggende. Vorrei raccontare di Catania, di Palermo, immaginare di avere un sacchetto con dentro le biglie colorate del tempo e giocare con esse e decidere di guardarvi attraverso e rivedermi bambina, ragazza, donna.

La quotidianità diventa avventura mentre dall’abitacolo della mia macchina immagino storie e studio la gente che attraversa la strada, in una Catania che ha un rapporto particolare con il vulcano, l’Etna infuocato.

La vita, la morte e poi ancora la vita. Questo è l’Etna: fitti boschi dove tra alberi altissimi corrono liberi gruppi di cinghiali e poi all’improvviso la lava nera che inesorabilmente copre tutto e da cui furtivamente fa capolino un’erbetta, un albero simile a un condannato a morte a cui è  stat concessa la grazia, simile a un bimbo che a forza nasce dalle viscere della madre.

Ma poi,  dai ricordi degli anni in cui ero una giovane studentessa, arrivano le voci del mercato di Ballarò nel quartiere dell’Albergheria a Palermo dove c’era anche il liceo scientifico Benedetto Croce.

Albergheria, terra a mezzogiorno, terra in cui la luminosità esplode in una varietà di colori e immagini tipici del mercato di Ballarò, che venne chiamato così da Bahlara, villaggio presso Monreale da cui provenivano i mercanti che lo frequentavano…….

…….Il preside ci accordava di uscire dalla scuola durante l’ora di ricreazione per comprare qualcosa da mangiare e neanche a dirlo, spesso eravamo orientati verso un bel panino con le panelle.

Nostalgia? Desiderio di ripercorrere ancora quei luoghi? Desiderio di appassionarsi al presente come al passato? Non so, certo è che ogni cosa che mi circonda, ieri, oggi, domani, mi parla, mi tende una mano. Ogni volto nuovo comincia a imprimere nella mia storia la sua storia e nulla può essere estraneo a…

…una donna che vaneggia, vulcano che scoppia, riflesso di una terra calda e tormentata, forte e orgogliosa della sua semplice storia.

 

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