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arte, cielo stellato, massa di cera, Platone, ricordi, Socrate, Teeteto

Socrate – …supponi che nelle nostre anime si trovi una massa di cera, in qualcuno più grande, in qualcuno più piccola, e in qualcuno di cera più pura, in qualcun altro di cera più sporca e indurita e in altri di cera più molle, in altri ancora di consistenza intermedia.
Platone, Teeteto, 191d
Da una galassia lontana arrivò sulla Terra una stella. Cercava tre anime: una che sapesse bene descrivere con le parole la magnificenza dell’universo; una che ne dipingesse i contorni splendenti e ne tracciasse le linee armoniche; una che trascrivesse su uno spartito, le note del suono che avvolgeva gli astri e i pianeti.
Le trovò e consegnò a ciascuna una tavoletta di cera dove segnare i ricordi più cari e partire così senza rimpianti.
Si imbarcarono su una scia luminosa che attraversò il cielo come un lampo che squarcia le tenebre, preludio di un cambiamento in arrivo. Durante il viaggio, il calore del sole sciolse le impronte dei ricordi fissati sulle tavolette e la cera cadde informe e si disperse per l’aere. Indelebili erano rimaste le tracce della loro arte che continuò a viaggiare con loro.
Le anime, ignare del fatto che i loro ricordi non erano più impressi sulle tavolette, non si preoccuparono di avere perso qualcosa di cui avere memoria. Avvertirono solo una strana leggerezza.
Socrate – Diciamo allora che questo è dono di Mnemosine, la madre delle Muse, e che in esso, ponendolo sotto le nostre percezioni e i nostri pensieri, come se vi imprimessimo impronte di sigilli, imprimiamo ciò che vogliamo ricordare fra le cose che vediamo, udiamo o pensiamo. Di ciò che viene impresso abbiamo memoria e scienza, finchè ne permanga l’immagine; ciò che viene cancellato o che non è possibile imprimere, invece, lo dimentichiamo e non ne abbiamo scienza.
Platone, Teeteto, 191d
Arrivate al centro di una galassia lontana, la meraviglia li investì di luci, suoni e movimenti mai conosciuti prima. Quanto era immenso quel mondo? Dove finiva quel brillare di stelle?
L’ infinito le accolse e naturale fu per loro dare inizio alla loro missione.
Un pennello si allungò per far risaltare il giallo e l’arancio di stelle vicine; l’ indaco e il blu cobalto definirono i contorni dei pianeti lontani; uno spruzzo di viola e di fuxia si disperse tra il bianco splendente di pulviscolo stellare.
Parole furono appese alle stelle e parole viaggiavano tra la luce per comporre poesie e recitare le rime di un racconto incantato mentre tutto danzava.
Do, re, mi/ mi, sol, fa/si, la, do. L’ anima della musica catturava le note, librandosi su quel grande spartito di aria leggera.
Un messaggio cominciò a fissarsi su ognuna delle tavolette di cera delle anime della galassia lontana:
Ricordate le cose più belle, sono loro a generare stupore, armonia e altra bellezza. Fate in modo che la massa di cera della vostra anima non si debba mai sporcare e mai indurire.
La stella che aveva portato le anime belle nella galassia lontana, tornò indietro e, arrivata su una nuvola che guardava la Terra, lanciò il messaggio come pioggia che cade su un campo di grano dorato.