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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi della categoria: luna

Ulna e Elos (1)

05 domenica Mar 2023

Posted by paolina campo in luna

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femmina, maschio, profano, sacro

Come un ciottolo lanciato in mare, così il villaggio di Unal e Elos si sviluppa in uno spazio assolato di una foresta pluviale dell’Indonesia: dal centro, la struttura si dispone su cerchi concentrici, via via sempre più grandi e sempre più evanescenti.

Cresciuti in quell’arco di circonferenza dove le loro madri condividono alcuni spazi per cuocere le pietanze o per lavare i panni della famiglia, Unal e Elos hanno trascorso sempre tanto tempo insieme, arrampicandosi sugli alberi e saltando da un ramo a un altro rincorrendo gli uccelli in volo. Anche oggi sono andati in giro per la foresta e hanno incontrato un bucero, un grosso uccello dal lungo becco adunco e colorato. Sono forti, coraggiosi e hanno il sole negli occhi. Questa è l’ultima esperienza condivisa, l’ultima avventura che si possono  concedere.

La tribù a cui appartengono ha delle regole rigide, dei ruoli da rispettare. Per i due ragazzi è arrivato il momento di separarsi. Lei è una femmina, rimarrà a vivere tra le capanne della periferia e non potrà avere mai accesso allo spazio riservato agli uomini. Lui è un maschio e deve imparare a cacciare, a costruire arnesi e manipolare oggetti sacri.

É sera e il sole saluta il giorno, mentre la luna sorge per custodire i sogni degli abitanti del villaggio.

Appena il sole sorgerà di nuovo, Elos sarà accompagnato da suo padre alla casa degli uomini. È la legge del villaggio.

La casa degli uomini si trova al centro del grande spazio circondato da alberi altissimi, diviso ad anelli concentrici proprio a partire da quel nucleo dove vivono i celibi e che diventa, occasionalmente, punto di ritrovo per gli uomini sposati.

Le donne non hanno accesso a questa sorta di ombelico del mondo e Unal lo sa. Sa che il suo destino è quello di vivere in una capanna alla periferia del villaggio insieme alle altre donne. Sa che dovrà occuparsi delle faccende domestiche e dei figli la cui sorte sarà gestita dagli uomini.

Sa che le è vietato oltrepassare il cerchio di cespugli che chiudono l’ampio spazio attorno alla casa degli uomini.

Elos, prima di salutarla, le racconta che in suo onore gli uomini hanno organizzato riti propiziatori e danze da eseguire nell’ anello di terra oltre i cespugli.

É sera. E poi mattina. Elos va via. Sembra che il ciclo del giorno e della notte si sia invertito. Il suo sole è scomparso dietro quel muro verde inavvicinabile, pena la morte.

É di nuovo sera. Le voci degli uomini che danzano, mentre esibiscono i loro arnesi sacri, arrivano chiare alla periferia, all’ultimo anello del villaggio.

Unal fugge dalla capanna, raggiunge la foresta e si arrampica su un albero altissimo. É forte, coraggiosa. É femmina. Conquista una posizione, da cui può osservare tutto il villaggio.

Sorge tra i rami e, in silenzio, osserva il suo sole ormai irraggiungibile.

Ci troviamo di fronte a una struttura concentrica, di cui il pensiero indigeno è pienamente consapevole: in essa il rapporto tra centro e periferia esprime due opposizioni quella tra maschio e femmina e quella tra sacro e profano.

Claude Lévi-Strass, Antropologia Strutturale

Viaggio sulla luna

21 martedì Feb 2023

Posted by paolina campo in luna

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Ariosto, Astolfo sulla luna, magia, Orlando Furioso

Ma poi che ‘l sol s’ebbe nel mar rinchiuso,

e sopra lor levò la luna il corno,

un carro apparecchiosi, ch’ era ad uso

d’ andar scorrendo per quei cieli intorno:

quel già ne le montagne di Giudea

da’ mortali occhi Elia levato avea.

…….

Quivi ebbe Astolfo doppia maraviglia:

che quel paese appresso era sì grande,

il qual a un picciol tondo rassimiglia

a noi che lo miriam da queste bande;

e ch’ aguzza conviengli ambe le ciglia,

s’ indi la terra è ‘l mar ch’intorno spande

discendere vuol; che non avendo luce,

l’imagin lor poco alta si conduce.

Ludovico Ariosto, Orlando Furioso

Pescatore solitario

07 sabato Mag 2022

Posted by paolina campo in luna, mare, silenzio

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leggerezza, pescatori

Lungo la costa, al tramonto, si vedevano spesso dei pescatori. Non erano pescatori di mestiere. Quest’ultimi partivano la sera con le loro barche per prendere il largo e calare le reti lì dove loro sapevano della presenza o del passaggio di pesci; tornavano poi all’alba alla volta di quel tratto di mare segnato come su di una cartina geografica, tiravano su le reti e poi raggiungevano la costa per vendere il pescato. Questo era lavoro. I pescatori al tramonto erano pensatori solitari che attendevano che un pesce abboccasse per scambiare appena due parole con quella creatura che si dimenava agganciato all’amo. Nel tardo pomeriggio si posizionavano in un punto della spiaggia e dopo avere sistemato una sedia pieghevole, indossavano degli stivaloni di gomma, allungavano la canna da pesca e, infilzata un’esca appetibile in uno o più ami, lanciavano la lenza in mare e aspettavano pazienti che il galleggiante affondasse e la canna da pesca tremasse. Guardavano il mare in silenzio, per ore, entrando in una dimensione tutta personale di dialogo con il mondo, di comunione con quell’aria salmastra che li avvolgeva. Calava piano piano la sera e la luna diffondeva magia, diluiva i pensieri che si imbarcavano sui riflessi lunari disegnati sull’acqua cheta del mare. Una volta un pensiero più ribelle di altri si mise a nuotare lungo la scia luminosa che la luna aveva tracciato su una fetta di mare proprio di fronte a un pescatore solitario. Era così assorto che a malapena si accorse che insieme al suo pensiero ribelle erano fuggiti anche altri pensieri che gli affollavano la mente e lo avevo reso così triste e angosciato negli ultimi tempi. Li vide atterrare sulla luna e sperò che, una volta partiti, non tornassero più da quel luogo. E così fu: la luna si alzò ancora più alta nel cielo, dileguò tra le onde del mare la scia luminosa e i pensieri, una volta lontani, assunsero un altro significato, si vestirono di leggerezza e l’uomo continuò a guardarli e non ne ebbe più paura.

Luce-buio

18 sabato Dic 2021

Posted by paolina campo in filosofia, luna

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la bellezza dei contrari

Avevano ragione gli antichi filosofi, pensatori di un mondo fatto di contrari che si scontrano e si sviluppano in un eterno ritorno di rinnovata bellezza.

La fata e le stelle

28 lunedì Ott 2019

Posted by paolina campo in luna

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cielo, fantasia, favola, mare, stelle

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-Dà, dà ama a vardari!- (Là, là dobbiamo guardare)

I pescatori sapevano che, nello spazio di mare che guardava in direzione del grande arco di una casa che profumava di mosto, era possibile pescare calamari di giorno e totani la notte. Con la luna calante.

C’erano sere e c’erano notti che nessuno andava in quel tratto di mare.

C’erano sere e c’erano notti che al grande arco guardava una fata, amica della luna che illuminava il mare quando sorgeva rossa del fuoco del sole, appena scomparso all’orizzonte.

C’erano sere e c’erano notti che dal grande arco si librava una scia di stelle che avvolgeva la fata, le illuminava i capelli e la sollevava leggera nel cielo.

-Vai!- le diceva la luna.

C’era un sogno da salvare, rimasto incastrato tra le pieghe oscure di una costellazione lontana. A bordo della scia di stelle, la fata attraversava il cielo. Salutava i falchetti che durante il giorno avevano giocato con le onde del mare; sorrideva alle caprette bianche come nuvole di primavera che vivevano su una roccia inaccessibile agli uomini, lì dove arbusti verdi e grotte sicure garantivano loro una vita tranquilla scandita dal rumore del mare che lassù arrivava come un monito divino, dal susseguirsi delle piogge e delle stagioni, dall’amore della loro madre, la luna.

La fata raggiunse il sogno che era volato troppo lontano. Era arrivato sino alla Costellazione del Cigno, attirato dalla bellezza che evocava quel nome. C’era lì un grosso buco nero che lo attirava con messaggi incantatori. Il sogno aveva cominciato a girare intorno all’orizzonte di quella massa enorme e presto capì che voleva inghiottirlo. La fata ordinò alle stelle che l’avevano portata nello spazio, di formare una lunga catena di luce più forte dell’energia della massa oscura, intimando loro di non avvicinarsi troppo all’orizzonte degli eventi ma di prendere il sogno e strapparlo al vortice malefico. Il Cigno osservava e mandò delle stelle-soldato a rinforzare la scia di luce. Il sogno passò una volta e poi ancora una seconda volta, girando vorticosamente intorno a quel buco. Una, due, tre e più volte tentò di aggrapparsi alle stelle. Finalmente si lanciò con forza e con tutte le stelle partì alla volta del mondo. Tutte insieme salutarono il Cigno e attraversarono leggeri la volta celeste. La fata accompagnò il sogno fino al grande arco della casa che profumava di mosto, perché gli uomini hanno bisogno dei sogni e di fate per guardare e viaggiare lontano e poi sempre tornare.

-Dà, dà ama a vardari!-

Sogno

07 venerdì Apr 2017

Posted by paolina campo in luna, mare, silenzio

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onde, pesci, sogno

La falce della luna crescente era arrivata a toccare le onde. Ne raccoglieva la schiuma e pesci laboriosi e segretamente di lei innamorati, sistemavano la bianca spuma sull’arco di quel sorriso stampato nel cielo. Era tempo di pulire la parte nascosta e buia della luna e prepararla allo splendore, alla chiarezza delle promesse sepolte e dei sogni irrealizzati. Un pesce più grande di tutti lo prese sul dorso e guizzando tra le onde spumose, arrivò lì dove il buio non giungeva e tutto era bianco. Anche il pesce più grosso di tutti si mise al lavoro, mentre il giovane uomo, seduto sul bordo lunare, guardava il mare che, ceduta la schiuma alla luna, cominciava a riflettere una luce sempre più sfolgorante. Tra i raggi di quella luce riflessa, qualcuno cercava il suo sguardo. – Non è tempo! Devi tornare!- La leggerezza che lo aveva portato lassù si colmava di quel buio che aveva alle spalle. Cominciò a diventare pesante e scivolò da quel bianco lunare. Con un tuffo si trovò tra le onde e seguitò a lottare.

I miei libri

era
vi racconto
l'uomo di
A fine giornata
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