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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi della categoria: Etna

I Palici

12 giovedì Gen 2023

Posted by paolina campo in Etna, Sicilia

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I Palici, mito, modi di dire, Sicilia

L’avea mandato in Sicilia il padre

da lui nutrito nel materno bosco

in riva del Simeto, ov’è la mite

ricca di doni ara di Palìco.

Virgilio, Eneide, Libro nono 845-849

Nella Piana di Catania, dove scorre sinuoso il fiume Simeto, si trova il lago Naftia, sorgente di acque sulfuree ribollenti. Si narra che quel luogo fosse abitato dai figli di Giove e della ninfa sicula Talia, figlia di Efesto. Presso le sponde del fiume siciliano, Talia aveva incontrato il padre degli dei con il quale ebbe una relazione. Giunone, venuta a conoscenza di quell’amore e che la ninfa era rimasta incinta, perseguitò la giovane che chiese a Giove di liberarla dall’ira della dea. Sprofondata nelle acque del laghetto siciliano, Talia rimase lì nascosta dove partorì due gemelli, i Palici, Παλιϰοί in greco, cioè venire di nuovo dalle tenebre alla luce, come ci tramanda Eschilo: la terra si aprì e la madre con i figli balzarono fuori. I fratelli nati e nascosti nel laghetto di acque sulfuree, ebbero onori divini in quanto figli di Giove. Si eresse quindi un santuario nei pressi del laghetto dove, secondo la leggenda, si prestavano solenni giuramenti e lo spergiuro era punito dagli dei con la cecità.

Avissi annurbari di tutti e du occhi!

si grida ancora tra le vie popolari delle città siciliane, sottolineando quanto il mito abbia segnato l’ animo siculo, focoso come le acque dell’antico lago di Naftia.

I racconti dell’Etna (2)

05 giovedì Gen 2023

Posted by paolina campo in Etna

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Cerere, mito, Proserpina

Secondo la tradizione, sulle pendici dell’Etna, Aristeo, figlio di Deucalione, inventò la vigna; Empedocle, per soddisfare la sua curiosità scientifica, volle osservare troppo da vicino il vulcano e fu inghiottito dal cratere che ne restituì solo un sandalo; dentro le viscere della Montagna, i Ciclopi lavoravano nelle fucine di Efesto.

Ma ecco una madre che vaga sconvolta, tra le campagne etnee, dopo avere acceso una torcia nel cratere del vulcano, per meglio illuminare i luoghi dove Proserpina, sua figlia, era stata rapita dal tenebroso Plutone.

Il mito racconta che il re degli abissi tornava da una spedizione alla triplice base su cui, secondo gli antichi, poggiava la Sicilia. Vide Proserpina intenta a raccogliere dei fiori e subito se ne innamorò e la rapì. Cerere, disperata perché non trovava la figlia, vagò per tutta la regione. Mentre camminava spedita per i prati dell’Etna, si sentì infastidita dal rumore caratteristico che le silique struscianti del lupino emettevano al suo concitato passaggio. Anzi, la dea pensava che il lupino si stesse prendendo gioco del suo dolore e maledisse la rumorosa pianta.

– Possa tu provare la mia amarezza !

Da quel momento, il lupino dell’Etna, dolce per sua natura, divenne amaro e i contadini adottarono dei rimedi per renderlo gustoso.

La ricerca di Cerere fu vana. Allora la dea chiese l’intercessione di Giove ottenendo di potere vedere la figlia cinque mesi l’anno.

Plutone, prima di permettere a Proserpina di tornare sulla terra, le fece mangiare dei chicchi di melograno, simbolo di fedeltà coniugale: tanti chicchi mangiati dall’ignara fanciulla, tanti i mesi da trascorrere accanto al tenebroso marito.

Da allora, la natura partecipa della gioia di Cerere che riabbraccia la figlia, regalando ogni anno una stagione, la primavera, che fa fiorire i germogli e rende il paesaggio fresco e variopinto.

Nuvole

25 domenica Set 2022

Posted by paolina campo in Etna

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emozioni, nuvole

Etna

Un cielo senza nuvole è come una vita senza emozioni

Tifeo

22 martedì Feb 2022

Posted by paolina campo in Etna

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eruzioni, Etna

Dal cielo arrivarono gli angeli

a placare la rabbia

del gigante imprigionato

nelle viscere del vulcano.

La sua arroganza era stata punita e

dalla sua bocca

altro non potevano uscire che

fuoco, fiamme e dolore.

Mai sarebbe stato un dio

Mai più avrebbe potuto

Innalzare montagne per

Raggiungere il cielo.

Il destino lo volle

Sotterra con l’ unico sollievo

Che arrivava fugace

Dalle nuvole,

Dagli angeli eterei.

La strada, teatro umano più imprevedibile che possa esistere

22 sabato Gen 2022

Posted by paolina campo in Etna, Senza categoria

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anziani, solitudine

Etna

Un uomo corre per strada, prima con un incedere calmo come se avesse solo fretta di arrivare da qualche parte. Poi accelera il passo, corre più veloce: forse ha paura di non arrivare in tempo alla fermata dell’autobus. Ha un cappello di lana da cui escono i capelli grigi di uno che ha già una certa età. Sarà già andato in pensione e vive la sua vita tra il trascorrere lento dei suoi giorni e la solitudine di una casa troppo fredda. Indossa una giacca pesante di taglia grande, 50-52, e corre. All’improvviso, qualcuno da un supermercato lo chiama:

-Signore, signore…!-

e lui corre più forte. Due giovani uomini gli vanno dietro, corrono anche loro. L’uomo imbocca una traversa e i due uomini lo raggiungono, lo fermano e gli tolgono la busta che si stava portando dietro. Aveva rubato. Non si fa, è una trasgressione, è un atto ignobile. E’ una mancanza di rispetto nei confronti del lavoro di tante persone che si sono spese, che si sono alzati presto al mattino, che hanno affrontato fatica e freddo perché quel pacco di biscotti potesse arrivare sugli scaffali del supermercato. Eh sì, perché non poteva esserci altro in quella busta gialla, un pacco di biscotti. Una busta gialla e tre uomini per strada: due offesi dal gesto, uno che allargava le braccia dopo il fattaccio fallito.

Capelli grigi, giacca taglia 50-52, passo veloce ma non abbastanza e tanta voglia di interrompere, con una “bravata”, lo scorrere lento dei suoi giorni.

Mente serena

27 giovedì Mag 2021

Posted by paolina campo in Etna, favola

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favola, memoria, mente

Etna

Quella mattina MENTE SERENA s’era svegliata molto presto. La luna era alta, bella, bianca e luminosa, da qualche parte un uccello intonava un canto leggero pieno di sonno e il buio della notte era ancora steso sul cielo e sembrava proprio non volersi svegliare. MENTE SERENA si aggrappò ad un sogno e volò sulla luna. Lì trovò artigiani affaccendati a pulire i pensieri, limando un po’ qua e un po’ là le imperfezioni più evidenti. Viaggiando su stelle littorine, arrivavano nei pressi del cratere di un magnifico vulcano, dove i pensieri venivano affidati al fuoco per essere rigenerati, forgiati e modellati. Gli artigiani tornavano quindi sulla luna e tiravano a lucido quegli oggetti preziosi per consegnarli alle menti che presto si sarebbero svegliate. MENTE SERENA prese i suoi pensieri già ben ripuliti e lasciò il suo sogno. Si adagiò sui rami di un albero e iniziò a fogliare pagina dopo pagina il libro di tutte le menti serene che aveva incontrato e che al mattino presto si scaldavano ai primi raggi del sole. Trovò forza, vigore e idee nuove che, come quei raggi di sole, rendevano interessante e bella la vita.

MENTE SERENA. Mio padre aveva studiato in un collegio di monaci molto rigorosi. Tra gli insegnamenti, tanti, nonostante la ferrea disciplina, c’era quello di alzarsi presto al mattino per ripassare ciò che si era studiato per fissare meglio le nozioni apprese. Leggere e ripassare a “mente serena” era un motto, una regola che lubrificava gli ingranaggi della memoria e dell’intelligenza.

Simulacri

13 giovedì Mag 2021

Posted by paolina campo in Etna, libri

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De rerum natuta, Lucrezio poeta latino, nuvole, simulacri

“Non credere che percorrano lo spazio solo i simulacri che emanano dai corpi. Vi sono altre immagini, generate spontaneamente, che si costituiscono da sole nella regione del cielo chiamata atmosfera. Formate in mille modi, si elevano in altezze e non smettono, nella loro corsa, di fondersi, di trasformarsi e di prendere gli aspetti più diversi: come quelle nubi che vediamo talvolta raccogliersi nelle altezze e che, carezzando l’aria col loro volo, alterano la serenità del cielo. Spesso ci sembra di vedere volare facce di giganti che proiettano la propria ombra lontano, oppure avanzarsi alte montagne, trascinando rocce strappate ai loro fianchi e il cui cammino maschera il sole.“

Lucrezio, DE RERUM NATURA, libro IV, 129-140

La casa di Efesto

10 lunedì Mag 2021

Posted by paolina campo in Etna

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Efesto, Eschilo, fuoco, Iliade, Omero, Prometeo, Zeus

Vive all’interno del vulcano Etna ed è un dio, figlio di Zeus.

Nella sua fucina, Efesto modella, piega, usa mantici, mette in atto la sua raffinata tecnica. Sa come usare il fuoco, è un maestro nel forgiare oggetti, nel mettere a disposizione la sua arte ingegneristica.

Teti dai piedi d’argento giunse alla casa d’ Efesto

eterna, risplendente, pregiata fra gli immortali,

tutta di bronzo, che s’era fatta lo zoppo con le sue mani.

Lo trovò che girava tra i mantici tutto sudato,

faceva ben venti tripodi,

che stessero in piedi lungo le mura del livellato salone,

ed alla base di ognuno metteva rotelle d’oro,

perché da soli potessero andare al concilio divino

e poi fare ritorno nella sua casa, meraviglia a vedersi.

Omero, ILIADE, libro XVIII, vv.369-377

Brutto, rude, claudicante, genera bellezza, ma è pronto a maledire le sue mani, combattuto tra la pietas per Prometeo che dovrà incatenare a una roccia e il dovere di eseguire gli ordini del padre.

O mani mie sovrane, odiatissime mani

……………..

Prometeo, quanta pena al tuo patire

Eschilo, PROMETEO INCATENATO, v.45-v.66

Vive nelle viscere dell’Etna il dio Efesto e come lui è paurosa e bella, minacciosa e generosa.

Abitudine alla bellezza

18 giovedì Mar 2021

Posted by paolina campo in Etna

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eruzioni, Etna, vulcano

Chi vive alle pendici del vulcano Etna si abitua alla bellezza, alla grandiosità degli eventi sismici, alla voce potente della Montagna. La Montagna si spacca, tuona, lancia lapilli, si fa sentire. Esiste, si manifesta. La gente l’ammira e coltiva un profondo rispetto per Lei. L’Etna è femmina, madre che scuote le coscienze, dona terra rigogliosa, regala miti e leggende. E’ femmina riugghiusa, tempestosa e ribelle; è il suo modo di essere e la gente lo sa.

I racconti della Montagna(2)

07 giovedì Gen 2021

Posted by paolina campo in Etna, vulcano

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Cerere, Etna, Miti e leggende, Proserpina

L’Etna vista da me. Dietro la cupola bianca i Monti Rossi, due coni piroclastici formati in seguito all’eruzione del 1669

Gli antichi, i nostri avi, tra questi i greci che nella Sicilia orientale fondarono la Magna Grecia, vedevano nel grande vulcano l’immagine dell’antitesi tra morte e vita, per cui l’eccezionale fertilità della terra veniva attribuita alla cenere e alla lava distruttrici. Secondo la tradizione, sulle pendici dell’Etna, Aristeo, figlio di Deucalione, inventò la vigna; Empedocle, per soddisfare la sua curiosità scientifica, volle osservare troppo da vicino il vulcano e fu inghiottito dal cratere che ne restituì solo un sandalo; dentro le sue viscere, i Ciclopi lavoravano nelle fucine ardenti di Efesto. Antiche storie attraversano la Montagna, spesso miti, che si intrecciano con la natura dirompente del vulcano. Si può quindi immaginare di scorgere tra i boschi dell’ Etna una madre, Cerere, che vaga sconvolta tra le campagne pedemontane. Accende una torcia nel cratere del vulcano per meglio illuminare i luoghi dove Proserpina, sua figlia, è stata rapita dal tenebroso Plutone. Il mito racconta che il re degli abissi tornava da una spedizione alla triplice base su cui poggiava la Sicilia. Vide Proserpina intenta a raccogliere dei fiori, se ne innamorò e la rapì. Cerere vagò per tutta la regione etnea alla ricerca della figlia. Mentre procedeva per i prati dell’Etna, si sentì infastidita dal rumore caratteristico delle silique struscianti del lupino, un rumore che aumentava al suo passaggio. Pensò che la pianta si prendesse gioco del suo dolore e la maledisse: “Possa tu provare la mia amarezza!”. Da quel momento il lupino dell’Etna divenne amaro. La dea, tramite l’intercessione di Giove, ottenne di vedere la figlia solo per cinque mesi l’anno. Plutone, infatti, prima di permettere a Proserpina di tornare sulla Terra, le fece mangiare dei chicchi di melograno: tanti chicchi mangiati dall’ignara fanciulla, tanti i mesi da trascorrere accanto al tenebroso marito. Secondo gli antichi, la natura, da allora, partecipa della gioia di Cerere che riabbraccia la figlia, regalando ogni anno la primavera che risveglia la natura e fa fiorire i germogli.

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