Il Nubitreno
29 mercoledì Mar 2023
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in29 mercoledì Mar 2023
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in24 venerdì Mar 2023
Posted libri
inuna parte della materia oscura potrebbe essere costituita da miliardi e miliardi di questi piccoli, delicati buchi bianchi, che ribaltano il tempo dei buchi neri, ma non troppo, e fluttuano lievi nell’ universo, come libellule….
come gelsomini che la notte si aprono per ammirare la luna e al mattino raggiungono la terra, aspettando che un soffio di vento li porti via.
23 giovedì Mar 2023
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in18 sabato Mar 2023
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in14 martedì Mar 2023
Posted pensieri
inAmbulanze, vecchio telefono a gettoni, un cellulare collegato a una presa di corrente e poggiato a terra, distributore di bibite, panchine. Vie di accesso, vie di uscita. Gente, tanta gente. Ecco la scena è pronta. Che entrino i personaggi.
-Mia madre è entrata tre ore fa e ancora non mi hanno fatto sapere nulla.
Messaggio che rimbalza da una bocca a un’altra. Si imbastiscono storie, considerazioni, in una sorta di gara a chi è stato più sfortunato in quell’attesa che sembra non finire mai.
Una ragazza non partecipa alle discussioni. Si fa spazio, si siede e poi, di scatto, si alza. Fa un giro dentro e fuori la sala d’attesa del Pronto Soccorso, mantenendo sempre uno sguardo rabbioso. Piccola di statura, minuta, ostenta l’aggressività silenziosa di una tigre. Indossa un paio di stivali neri, con un grosso tacco e una vistosa fibbia dorata. Una gonnellina di un rosa acceso, leggera, con due drappeggi sul davanti si impone allo sguardo come una grossa mattonella incollata su una parete scura: un giubbino nero, in similpelle, completa la mise. Tutto sembra in ordine, impeccabile come le righe del pelo della tigre: strisce nere su manto arancione come i suoi capelli piastrati, con due trecce che, partendo dalle tempie vanno a chiudersi dietro le orecchie. Si alza di scatto, raggiunge il distributore, prende un pacco di patatine e le divora.
-Il vaccino! Non l’avrei mai fatto!
-Il covid! Che brutta cosa!
Un gruppo di donne e uomini trovano posto sulle panche disposte lungo un corridoio secondario. Ognuno racconta le proprie esperienze pandemiche. Sembrano vecchi amici. Mentre il tempo scorre, non si accorgono dell’attesa e si scambiano i numeri dei cellulari. Uno di loro è chiamato per il controllo medico. Scompare dietro la porta della degenza e poi torna dai suoi nuovi amici. Lo richiamano ancora una, due, tre volte. La solerzia dei medici nei suoi confronti diventa motivo di scherzo per la nuova comitiva mentre, su un’altra panca, un uomo monta la sua rabbia mentre ha ingaggiato una lotta contro le zanzare. Non lo hanno chiamato neanche una volta. Gli sta accanto la moglie, bionda, che dice di avere un dolore al ginocchio.
-Mio marito si scoccia a venire al pronto soccorso- e intanto cerca qualcuno con cui parlare e lamentarsi del cattivo servizio: lei ha male al ginocchio, caspita!
Una signora si presta ad approfondire la questione. Era stata tre giorni prima al pronto soccorso ed era andato tutto bene. Oggi i medici sembra non abbiano voglia di lavorare.
-Un cracker?
-No, grazie.
-Una caramella?
-No, grazie.
É arrivato il turno di Lavinia. Entra. Lungo il corridoio non trova nessuno, i pazienti sono sistemati in camere su delle lettighe, in attesa di ricovero. Nella stanza dove attende il risultato delle analisi che le hanno fatto, c’è anche lei che dorme come fosse a casa, nel suo letto. Per tutto il pomeriggio è entrata e uscita dalle stanze del pre-ricovero con una tale padronanza, che se non fosse stato per l’abbigliamento, si poteva scambiare per un’addetta ai lavori.
Cappello di lana maculato grigio e arancione su dei lunghi capelli neri e lisci; vestaglietta rosa tempestata di cuori di colore grigio chiaro; calzettoni neri; pantofole rosso fuoco. E smalto bordeaux semipermanente alle unghia.
Distesa sulla SUA lettiga, dorme ma sembra infastidita. Ha caldo. Nessun problema. Toglie le calze.
É notte ormai. Un uomo con le gambe nude passa davanti la sala dei medici. É disinvolto e sorride. Passeggia lungo il corridoio, mentre con una mano tiene il pannolone da dietro e con l’altra il tubo del catetere appeso a una sacca piena di urina. Esce di scena.
Bisogna andare.
Si chiude il sipario, mentre lo spettacolo continua dietro le quinte di un mondo tragico, attraversato da scene tratte dall’eterna commedia della vita.
13 lunedì Mar 2023
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in07 martedì Mar 2023
Posted Eolie
inScivola lento sull’acqua, intonando un basso continuo che si accorda alla musica del blu che lo circonda. Il gozzo di Pasqualino suona sempre le stesse note, sia quando esce al tramonto per disporre le reti e le nasse in prossimità di secche popolose; sia quando all’alba torna a recuperare il pescato.
Sembra una mattina tranquilla. É Marzo. O forse Aprile. Di centro nell’aria c’è sentore di primavera. Pasqualino come al solito è partito presto. E come al solito ha sentito la signora Mimma.
-Se porto delle belle scorfanelle, le vuole?
Certo che le vuole. Quelle, cucinate con pomodorini e capperi sono davvero speciali.
Magro, alto, con un viso scolpito da rughe disegnate dal sole e circondato da una massa di capelli lunghi, arruffati, anche loro “abbronzati”, ha un sorriso cordiale e scostante del tipo: voglio bene a tutti ma statemi lontano.
Sembra una mattina tranquilla, ma Pasqualino ha avvertito un soffio di vento premonitore di mutamento e delle grosse nuvole avanzano da nord.
Poi il botto, fortissimo. Stromboli dà dimostrazione della sua potenza, è esploso lanciando in aria una enorme nuvola di fumo e una roccia si è staccata lanciandosi pericolosamente in mare. Presto, bisogna fare presto. Bisogna raggiungere la riva e tirare a secco la barca.
Pasqualino vede gli altri pescatori dirigersi verso il porto. Lui decide di fermarsi in una baia. Assicura il gozzo a una roccia, lega per bene poppa e prua e sale sul costone roccioso che si affaccia maestosamente sul mare.
Il vento scompiglia i suoi capelli cespuglio e lui, immobile, guarda lontano e la vede. Avanza alta, minacciosa e scaraventa tutta la sua energia sulla riva. Un’onda anomala è partita dalla sciara del fuoco e ha viaggiato imperiosa raggiungendo tutte le isole, spezzando le cime delle barche che non hanno trovato riparo.
Pasqualino sa che la forza del mare, del vulcano è immensa e la sente arrivare, la sente attraversargli le viscere, irrobustirgli il cuore e l’anima.
Custodisce dentro di sé quella forza, per avere cura e rispetto di tutto ciò che lo circonda e in silenzio aspetta che tutto si plachi.
05 domenica Mar 2023
Posted luna
inCome un ciottolo lanciato in mare, così il villaggio di Unal e Elos si sviluppa in uno spazio assolato di una foresta pluviale dell’Indonesia: dal centro, la struttura si dispone su cerchi concentrici, via via sempre più grandi e sempre più evanescenti.
Cresciuti in quell’arco di circonferenza dove le loro madri condividono alcuni spazi per cuocere le pietanze o per lavare i panni della famiglia, Unal e Elos hanno trascorso sempre tanto tempo insieme, arrampicandosi sugli alberi e saltando da un ramo a un altro rincorrendo gli uccelli in volo. Anche oggi sono andati in giro per la foresta e hanno incontrato un bucero, un grosso uccello dal lungo becco adunco e colorato. Sono forti, coraggiosi e hanno il sole negli occhi. Questa è l’ultima esperienza condivisa, l’ultima avventura che si possono concedere.
La tribù a cui appartengono ha delle regole rigide, dei ruoli da rispettare. Per i due ragazzi è arrivato il momento di separarsi. Lei è una femmina, rimarrà a vivere tra le capanne della periferia e non potrà avere mai accesso allo spazio riservato agli uomini. Lui è un maschio e deve imparare a cacciare, a costruire arnesi e manipolare oggetti sacri.
É sera e il sole saluta il giorno, mentre la luna sorge per custodire i sogni degli abitanti del villaggio.
Appena il sole sorgerà di nuovo, Elos sarà accompagnato da suo padre alla casa degli uomini. È la legge del villaggio.
La casa degli uomini si trova al centro del grande spazio circondato da alberi altissimi, diviso ad anelli concentrici proprio a partire da quel nucleo dove vivono i celibi e che diventa, occasionalmente, punto di ritrovo per gli uomini sposati.
Le donne non hanno accesso a questa sorta di ombelico del mondo e Unal lo sa. Sa che il suo destino è quello di vivere in una capanna alla periferia del villaggio insieme alle altre donne. Sa che dovrà occuparsi delle faccende domestiche e dei figli la cui sorte sarà gestita dagli uomini.
Sa che le è vietato oltrepassare il cerchio di cespugli che chiudono l’ampio spazio attorno alla casa degli uomini.
Elos, prima di salutarla, le racconta che in suo onore gli uomini hanno organizzato riti propiziatori e danze da eseguire nell’ anello di terra oltre i cespugli.
É sera. E poi mattina. Elos va via. Sembra che il ciclo del giorno e della notte si sia invertito. Il suo sole è scomparso dietro quel muro verde inavvicinabile, pena la morte.
É di nuovo sera. Le voci degli uomini che danzano, mentre esibiscono i loro arnesi sacri, arrivano chiare alla periferia, all’ultimo anello del villaggio.
Unal fugge dalla capanna, raggiunge la foresta e si arrampica su un albero altissimo. É forte, coraggiosa. É femmina. Conquista una posizione, da cui può osservare tutto il villaggio.
Sorge tra i rami e, in silenzio, osserva il suo sole ormai irraggiungibile.
Ci troviamo di fronte a una struttura concentrica, di cui il pensiero indigeno è pienamente consapevole: in essa il rapporto tra centro e periferia esprime due opposizioni quella tra maschio e femmina e quella tra sacro e profano.
Claude Lévi-Strass, Antropologia Strutturale
04 sabato Mar 2023
Posted mare, silenzio
inLa mente non ha direzione,
non ha nessun tempo.
Va avanti, indietro;
si sposta a destra e poi a sinistra;
vicino, lontano,
nel prima, nell’ora, nel dopo.
O nel nulla.
Il cuore ascolta,
il tumulto delle grandi emozioni,
delle speranze vulcaniche
che cercano approdi sicuri.
Laggiù brilla qualcosa,
ma poi non c’è nulla.
Prima esisteva una storia,
e poi è sprofondata nel blu.
La mente sa
che sulla superficie del mare
non si può camminare.
Il cuore immagina
che si possa invece
percorrerlo per arrivare lontano,
magari vicino alla felicità.
01 mercoledì Mar 2023
Posted pensieri
inTag
Alcune nuvole, bianche e belle, si disposero in fila per seguire, là nel cielo, la lezione che Rodari, il maestro che di nome faceva Gianni, teneva quel giorno per tutti quanti.
“Signor maestro, che le salta in mente?
Questo problema è un’astruseria,
non ci si capisce niente:
trovate il perimetro dell’allegria,
la superficie della libertà,
il volume della felicità…
Quest’altro poi
è un po’ troppo difficile per noi:
Quanto pesa una corsa in mezzo ai prati?
Saremo certo bocciati!”
Ma il maestro che ci vede sconsolati:
“Son semplici problemi di stagione.
Durante le vacanze
troverete la soluzione.
Le nuvole, belle soddisfatte, fecero un giro per il cielo e tornarono il giorno dopo a lezione da Rodari.