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 Delle pietre si dice che siano senza vita. Non respirano, non si nutrono, non si riproducono. Popolano la Terra. Semplicemente. Esistono in forme e colori diversi. Ce ne sono grandi, piccole; pesanti e leggere; ruvide e lisce; grigie chiare e grigie scure; rosa, bianche e striate.

            Lungo una battigia raggiunta da onde salate, stanno vicine, compatte come a darsi sostegno, a rivolgere un ultimo addio a qualcuna di esse che il destino ha voluto fosse trascinata nel mare.

            E se dentro ogni pietra ci fosse la voce di un prigioniero di Alcina, la maga che chiudeva in un albero o in un minerale le vittime della sua crudeltà? O anche, ci fosse racchiuso un pensiero sfuggito a qualcuno che non è mai riuscito a domare, un pensiero che voleva raggiungere il mare?

            La mente arriva lontano, sfonda certezze e le trasforma in grovigli di sogni che stanno insieme, compatti come le pietre su una battigia che aspettano un’onda per scivolare attraverso spazi senza confini, lungo vie  liquide di inaspettata libertà.