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Provincia di Messina- laghetti di Oliveri

Si parte per lavoro, per piacere, per raggiungere familiari lontani, per riappropriarsi di affetti di cui non si vuole fare a meno. C’è chi in aeroporto arriva contento, chi stanco, chi smarrito.  Lui aveva lo sguardo malinconico, incorniciato da capelli sottili e bianchi che svolazzavano ribelli. Sembrava concentrato sulla ricerca di prendersi cura di se stesso, ora che non c’era più nessuno che lo faceva per lui.

Indossava un paio di jeans larghi, o meglio, comodi e lunghi con delle pieghe alle caviglie da cui sbucavano delle scarpe nere, lucide, pulite, nuove. Portava poi una giacca e sotto una camicia, e sotto ancora una maglietta bianca sulla quale risaltava una collanina di quelle che si trovano in certe località di preghiera: un laccio e una crocetta di legno. Era arrivato tirandosi dietro un trolley. Ma quante cose portava con sé, oltre la sua malinconia! Aveva un borsello a tracolla, di quelli a più scomparti, uno zainetto sulle spalle e una busta rossa che pendeva dal collo come una collana per poi poggiarsi sul petto. Sopra quel rosso acceso, risaltava una frase scritta con grosse lettere a stampatello di colore bianco: “ abbiamo a cuore i vostri progetti”.

Seguì la fila per arrivare al gate. Ad un certo punto si fermò: sembrò che un consiglio, una cura antica lo avesse raggiunto.

Tolse lo zainetto dalle spalle e lo poggiò sul trolley. Sfilò dal collo la busta rossa e tirò fuori un giubbino che piegò ancora per poterlo sistemare in una delle tasche dello zaino. Piegò anche la busta che trovò posto in un altro scomparto dello zaino.

Così va bene?

Si guardò intorno, muovendo gli occhi ora da una parte, ora dall’altra. Serio, continuò a seguire la fila con qualcuno accanto che nessuno vedeva.