Era pronta,
poteva uscire.
Il suo specchio, anche quel giorno,
approvava la sua figura,
che era certo molto bella ed avvenente.
Di mattina, molto presto,
aveva sciolto i nodi ai suoi capelli e,
per esser certa di un lavaggio intimo accurato,
aveva fatto un bel bidè col cuttuni finicatu*,
cosa questa di cui andava molto fiera
dato che, alle comari, ne parlava
come desse un buon consiglio.
Un rossetto di un colore bello acceso
sulle labbra sue carnose
e poi via,
per le strade del paese
ad attirare
occhi pettegoli e indignati,
pensieri sconci e sensuali.
Donne e uomini osservavano
l’andamento sculettante di Giovanna
che, altera, manteneva la schiena dritta
e lo sguardo sempre fiero.
Il marito l’amava assai
e beveva anche tanto.
Al piacere del buon vino,
associava il desiderio di poter dimenticare
certi sguardi sospettosi e irriverenti.
Mentre lei passeggiava,
lui saliva su in montagna.
Capitava, che sotto un albero
Giuseppino si addormentava
e da lì non si muoveva
fino a quando un paesano
non l’avesse già trovato.
In un impeto di affetto,
la sua moglie tanto bella
lo abbracciava e lo baciava,
intimandolo che mai più doveva darle
così tanta pena.
Ma poi era sempre la stessa storia:
lei sculettava, lui beveva e la gente “affettuosa”
lo andava a ritrovare,
come in un gioco paesano.
*cotone idrofilo