Era arrivato un temporale. Aveva scosso i rami e le foglie degli alberi, aveva agitato le nuvole nel cielo e poi si era diretto verso il mare. Lì, aveva raccolto con forza le acque in un vortice che era salito in alto nel cielo, attraversando i cumuli di grigie nubi imbronciate. Il vento lanciò allora una sciabola di aria tagliente, ruppe quel turbinio di particelle salate che finalmente tornarono a trascorrere il loro tempo inseguendo un obiettivo, quello di sempre: raggiungere presto la riva.

Viaggiarono insieme, a volte in piena armonia, altre scontrandosi appena, altre ancora ignorandosi, evitando pericolosi contatti. Tutte, ma proprio tutte raggiunsero la meta che si erano prefissata, infrangendosi sulla battigia, consegnando la fatica del loro impegno.

Tutte, tranne una che tornò indietro. Pensò che non era tempo di smettere di lottare e volle continuare a sognare di avere ancora tante cose da dire, da fare. Si scontrò con le correnti contrarie, con le onde nuove che pretendevano spazio e ben presto capì che non era più quello il suo posto e si arrese.

Si distese sul fondo del mare, in un’area tranquilla dove poter coltivare il desiderio di  continuare a sognare. Chiuse gli occhi e vide sé stessa attraversare immense distese di mare, raggiungere lidi lontani, tornare più coraggiosa e spavalda alla sua riva natia.  Poi, una voce l’avvolse e le parole di un canto dolcissimo vestì il suo sogno di malinconia.

Se la vita avesse la stessa forza dei sogni,

continueremmo  a credere

che tante sono le porte socchiuse,

attraverso cui si fa spazio

un raggio di luce,

una speranza,

        una gioia;       

se col trascorrere del tempo

degli anni, dei giorni,

si potessero aprire le porte

a cui man mano non si ha più accesso,

e si potrebbero vestire di nuovi colori

i momenti che avremmo voluto

diversi,

dipingere ogni angolo buio,

soffiare aria fresca

su storie polverose e stantie;

se si potesse cuore mio…

Poi, la voce si affievolì e pian piano si allontanò.

La piccola goccia di acqua salata, continuò a dormire con quell’ultimo verso scolpito sul cuore, mentre intanto sorrideva al destino che l’aveva voluta aggrappata ad un sogno come  un’ancora al suo abisso.