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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi Mensili: giugno 2022

Fedicei

21 martedì Giu 2022

Posted by paolina campo in libri

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mare, Salina

Salina

Al tramonto gli uomini si erano raccolti in cantina e, come al solito, avevano discusso e bevuto, bevuto e discusso.

-Fammi conoscere tua moglie…la prendo io!

-Che hai capito?!?! Per raccogliere i capperi!!!

E giù vino e risate.

-Fedicei, ma che cavolo di nome hai?

A fine serata non avrebbero capito più nulla, né dei loro discorsi e neanche quale uscita imboccare per tornare alle loro case: qualcuno si perdeva tra l’erba dell’orto dove trovavano spazio gli alloggi per conigli e galline; qualcun altro seguiva incerto la strada che portava alle viti; altri si addormentavano in cantina, prigionieri di un’ebbrezza dionisiaca. Fedicei aveva i capelli bianchi e beveva appena un bicchierino di malvasia. Quella cantina era la sua vita, ci aveva lavorato tanto. Guardava con attenzione le botti che dovevano essere portate al molo di scalo Galera: l’acqua salata del mare le avrebbe pulite e sterilizzate. Era un lavoro che andava fatto, per ogni botte, almeno ogni cinque o sei anni e quelle che si trovavano subito a destra dell’entrata alla cantina avevano bisogno di essere pulite. Decise di andare a letto e lasciare i suoi compari ai loro bicchieri profumati di allegria. Avrebbe aspettato il giorno dopo per parlare delle botti.

Fedicei era arrivato a Salina perché qualcuno aveva raccontato a suo padre che su quell’isola si stava bene. Avrebbe trovato terreni fertili e aria buona e non avrebbe conosciuto più la miseria se solo avesse lavorato sodo. Si decise quindi a partire da Barcellona Pozzo di Gotto alla volta di quell’isola felice.

-Fedicei, dove sei?

Il suo nome sembrava una specie di riassunto di quello che era la sua vita: una spinta continua verso la felicità che si trovava sempre in posti diversi da dov’era lui. I genitori avevano deciso di chiamarlo Felice, come il nonno paterno. Ma proprio quando stava per nascere, arrivò la notizia che un fratello di suo padre era morto al fronte. Si chiamava Cielo per un vezzo un po’ particolare del nonno che andava in giro per le strade del paese a recitare:

S’i fosse fuoco, arderei ‘l mondo;
s’i fosse vento, lo tempestarei;
s’i fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i fosse Dio, mandereil’ en profondo;
s’i fosse papa, allor serei giocondo,
ché tutti cristiani imbrigarei;
s’i fosse ‘mperator, ben lo farei;
a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S’i fossi…..

-Ma che racconti?- gli gridava dietro la gente.

-Cielo, cielo!- rispondeva lui.

Mischiando le sillabe di Felice e Cielo, e adattando un po’ il senso, era venuto fuori Fedicei, un nome strano ma che sapeva di sogni lontani, di stelle antiche e stanche. La famiglia di Fedicei si stabilì a Capo, nei pressi della chiesetta di Sant’Anna, e lì iniziarono la loro attività di contadini. Coltivarono la vite e il loro orgoglio più grande era la produzione della Malvasia. Avevano saputo della fillossera, di come le piante erano state attaccate e distrutte. Tanta gente era stata costretta a lasciare quell’isola verde. Ma bisognava ricominciare, era necessario lavorare in quei campi e farli tornare al loro splendore. Chi va via non torna più e ciò che si è lasciato va recuperato, tutelato e salvato da chi di un luogo riesce a sentirne il respiro, e la famiglia di Fedicei si riempì i polmoni dell’aria di quell’isola che aveva bisogno di cure. Seguendo il trascorrere delle stagioni, si zappava, si potava e si portavano le botti a mare. Legate sulla schiena come fossero grossi zaini, i contadini percorrevano a piedi la contrada di Capo Faro e Capo Gramignazzi fino ad arrivare a Malfa. Qui raggiungevano la lunga scala che portava al molo e giù, piano piano, facendo attenzione a non perdere l’equilibrio, fino al mare che avrebbe aiutato quegli uomini forti spingendo le onde fin dentro le pance capienti delle botti di legno. Fedicei aveva sempre seguito il padre e andare al mare gli piaceva tantissimo: la frescura, l’odore e il gioco delle onde gli davano tanta allegria. Una volta lavate, le botti si asciugavano al sole e gli uomini si concedevano un po’ di riposo mentre i ragazzi facevano il bagno. Arrivava la sera e bisognava portare i barili in cantina. Il ritorno sarebbe stato più faticoso: le botti umide erano più pesanti e la scala era tutta in salita!

L’uomo dal nome strano era vecchio ormai e, disteso sul letto, pensava a come riusciva a fare quel lavoraccio e dove trovava la forza, lui che non era neanche un grande uomo: piccolo e magro, andava e tornava. Era la spinta dell’entusiasmo, era la gioia di fare con gli altri era… era che era giovane e forte, nel fisico e nell’animo.

-Fedicei, chi fai? Vieni?

-No, no! Oggi sto a casa.

Fa caldo!

20 lunedì Giu 2022

Posted by paolina campo in Senza categoria

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https://amareilmare.wordpress.com/2017/08/04/fa-caldo/

Il limite

17 venerdì Giu 2022

Posted by paolina campo in libri

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Cesare Pavese, Dialoghi di Leucò, La Nube

LA NUBE – Molte cose sono mutate sui monti. Lo sa il Pelio, lo sa l’Ossa e l’Olimpo. Lo sanno monti più selvaggi ancora.

ISSIONE – E che è mutato, Nefele, sui monti?

LA NUBE – Né il sole né l’acqua, Issione. La sorte dell’uomo è mutata. Ci sono dei mostri. Un limite è posto a voi uomini. L’acqua, il vento, la rupe e la nuvola non son più cosa vostra, non potete più stringerli a voi generando e vivendo. Altre mani ormai tengono il mondo. C’è una legge, Issione.

ISSIONE – Quale legge?

LA NUBE – Già lo sai. La tua sorte, il limite…

Al fianco mio

16 giovedì Giu 2022

Posted by paolina campo in pensieri

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Armida, fantasia, nuvole, realtà, Rossini, sogno

In aereo

È vita vera quella descritta dai sogni? Cosa ci fa essere spettatori e protagonisti allo stesso tempo? Sgomenti, scivoliamo fuori dalla scena su cui ci aveva posto il sonno, mentre ci viene incontro la fantasia che piove copiosa sui tetti dell’immaginazione.

C’era nel cielo un tappeto bianco che scendeva giù come una cascata. Da lì partivano le nuvole a coprire emozioni e storie impossibili, desideri, angosce, ansie e paure. Per proteggere gli amori di maghi e paladini .

 -Ove son io?- chiedeva stordito Ronaldo che dentro una nuvola aveva viaggiato, per trovarsi poi nel  giardino dell’innamorata Armida.

-Ove son io?

-Al fianco mio.

Più tardi la nuvola si sciolse, l’inganno fu svelato e la maga al suo fianco non trovò che se stessa.

Al fianco mio,

vicino a me,

con me.

Ci sono solo io.

Scivolo piano

lungo il tappeto di bianco vestito.

Mi guardo, mi riconosco.

Al fianco mio, vicino a me, con me.

Sento le persone che amo.

Trinacria matematica (i numeri strani di Pitagora e Archimede)

15 mercoledì Giu 2022

Posted by paolina campo in Senza categoria

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https://amareilmare.wordpress.com/2017/10/23/trinacria-matematica-i-numeri-strani-di-pitagora-e-archimede/

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06 lunedì Giu 2022

Posted by paolina campo in pensieri, poesia

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Petrarca, solitudine

Era una calda giornata di primavera e le campane avevano da poco adempito al loro compito quotidiano di festeggiare le dodici in punto. Seduta a osservare la quiete che mi circondava, mi lasciavo accarezzare dal tepore del sole, mentre giravo lo sguardo ora a osservare un angolo di cielo attraversato da svolazzanti nuvole bianche, ora una grossa e generosa pianta di gerani, ora un albero di limoni che da tanti anni regalava frutti in abbondanza. Ad ogni immagine mi soccorreva la nostalgia di un tempo che non c’era più e di una vita che immaginavo diversa. Qualcuno aveva dipinto per me un mondo che avrei per sempre amato ed io ero lì, ancora, a farmi abbracciare dai colori di un quadro dove entravo e uscivo con l’alternarsi delle emozioni, con il trascorrere del tempo, con il cuore sempre pieno di attese.

I’ vo piangendo i miei passati tempi

i quai posi in amar cosa mortale,

senza levarmi a volo, abbiend’io l’ale 

per dar forse di me non bassi essempi.

Petrarca, Canzoniere

I miei libri

era
vi racconto
l'uomo di
A fine giornata
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