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Silenzio! Parla il mare
27 domenica Giu 2021
27 domenica Giu 2021
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23 mercoledì Giu 2021
Posted ricordi
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Rosaria si era sposata e continuava a vivere con la sua famiglia a casa di suo padre. Una casa dove trovarono posto una lavatrice Candy, un televisore e una radio di ultima generazione per potere ascoltare buona musica. In un angolo riservato, dove a parlare era la scrittura, Rosaria custodiva la sua macchina da scrivere, una Lettera 22, un modello tra i meglio riusciti della Olivetti, fabbrica all’avanguardia nella messa a punto di macchine da scrivere. Lettera 22 divenne presto la confidente, l’amica a cui consegnare parole, pensieri, sentimenti, emozioni. Il ticchettio dei tasti battuti con la sicurezza di chi ha tante cose da raccontare, di chi in quei tasti consegna il battito dei cuori che non si rassegnano al silenzio, quel ticchettio rassicurava il sonno di Franco. Nulla sarebbe andato perduto, fino a quando avrebbe sentito arrivare dalla stanza accanto il suono della macchina da scrivere. Il tempo non aspetta nessuno e di tempo ne era trascorso tanto. Solo la scrittura avrebbe potuto fermarlo e fissarlo in pagine come foto, immagini che avevano il potere di far scorrere i giorni in senso contrario.
Rosaria aveva l’abitudine di uscire presto la mattina, per fare la spesa. Da qualche tempo i suoi orari erano cambiati. Il padre, ormai tanto avanti con l’età, aveva bisogno di essere accudito con più attenzione. Da qualche tempo respirava a fatica anche se continuava a raccontarle delle storie. Sembrava avere fretta.
-Papà, vado a comprare qualcosa e torno.-
Gli aveva dato un bacio sulla fronte ed era uscita. Quella mattina era uscita più tardi e sbrigò presto le sue commissioni. Non aveva tanto tempo di accorgersi della gente che circolava per le strade. In un attimo si sentì come destata dal suo impegno quotidiano. Si fermò a guardare qualcuno. Aveva avuto l’impressione di avere visto nei pressi della fontana una donna ed era sicura che si trattava di Nunzia, la bimba che era andata a studiare a Palermo. Voleva avvicinarsi, parlarle. La donna si era voltata, aveva ignorato il suo sguardo come per allontanare da sé ogni traccia di passato. Rosaria aveva capito, aveva rispettato quel comportamento e non provò a chiamarla. Ricominciò il suo giro e si affrettò a tornare a casa con le sue buste della spesa. Aveva poggiato tutto per terra, come era solita fare. Si era tolta la giacca, si era lavata le mani ed era entrata nella camera di suo padre.
-Papà sono tornata.-
L’uomo non rispose. Aveva le spalle ben coperte dalle lenzuola e giaceva appoggiato sul braccio sinistro. Giaceva, senza voce e senza respiro. Rosaria si avvicinò, gli prese una mano e intanto lo guardava. Non riusciva a pensare a niente, per qualche minuto rimase immobile davanti a quel corpo inerme. Poi chiamò suo marito, prese il telefono e informò suo fratello. Si ritirò nella stanza di Lettera 22, raccolse gli appunti e le fotografie e preparò il suo lavoro.
Tic, tic. Uno dopo l’altro…
Quando una stella muore, muore per implosione e libera luce. Quando un uomo muore, si spegne la luce della vita e si accende quella del ricordo.
Adesso memoria, fammi strada.
22 martedì Giu 2021
Posted Sicilia
inCi sono giorni, cuore mio,
e sono tanti ormai,
che sto in bilico
tra ciò che è stato
e il mio essere qui e ora.
Ti sento cuore mio,
mi chiedi: e domani?
Un tempo lanciavo
ancore vicino porti
che sapevo sicuri.
Oggi lancio ancore
che sprofondano negli abissi
e non le vedo più.
11 venerdì Giu 2021
“Sorridere è vivere come un’ onda o una foglia, accettando la sorte. È morire a una forma e rinascere a un’ altra.”
Cesare Pavese, DIALOGHI CON LEUCO`
10 giovedì Giu 2021
Posted Senza categoria
in10 giovedì Giu 2021
Posted Senza categoria
inQuando i giornali hanno divulgato la notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca, i commenti si sono moltiplicati, le reazioni si sono accavallate e l’indignazione ha attraversato gli animi svegliando il ricordo di tragedie terribili. Avevo scritto sul mio quaderno pensieri disordinati, parole che schizzavano come sangue da una ferita causata da un fendente che arriva improvviso. Ero solo una ragazza quando le vie di Palermo, bella e meravigliosa città, era sporcata dai delitti di mafia.
“Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge”
Le parole di Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, sono pietre secolari. La legge è fatta dagli uomini per realizzare un diritto coerente con certe premesse, e le premesse, vagliate proprio dal giudice Falcone, riguardavano la collaborazione dei pentiti nelle indagini sui fatti di mafia.
Per i greci Nomos indica la legge, la legge degli uomini; Dike è la giustizia, che non è di questo mondo, mostra, indica, fa vedere ma spesso è nascosta.
Secondo la legge, Giovanni Brusca ha scontato la sua pena, può tornare libero. E quei morti? Quel ragazzo sciolto nell’acido? Dov’ è la giustizia? Dov’ è lo Stato? Davvero si può pensare al perdono?
“Io li perdono, ma si devono mettere in ginocchio”
La vedova Schifani, uno degli agenti della scorta del giudice Falcone morto nella strage di Capaci, commosse tutti al funerale in quel tristissimo giorno di maggio.
Cos’ è il perdono? Si può perdonare solo chi rende omaggio a chi si è fatto del male. Non ci può essere perdono senza che il dolore dell’ altro diventi anche il mio dolore. Perdonare è un terreno difficile da attraversare.
Le mie parole sono ancora disordinate, travolte da pensieri che sfuggono e non si lasciano acquietare. La giustizia non è di questo mondo, ma questo mondo è il solo dove ci tocca vivere, dove è giusto che il sole sorga e ci illumini le giornate e le stagioni si susseguano per darci la serenità del tempo che scorre nonostante tutto.
01 martedì Giu 2021
Posted Salina
inS’era riunito un simposio di nuvole. Si parlava, si rideva, si scriveva e, nella loro sofficità, si disquisiva sulla bellezza del cielo, sui suoi mutamenti, sulle creature visibili e invisibili che lo abitavano.
Quando fu l’ora del sole a mezzogiorno, la folla di nubi si diradò e la loro sofficità si disperse nello spazio circostante. Un petalo di nuvola, bianco, candido, leggero, luminoso iniziò a danzare, volteggiando nell’ azzurro infinito del cielo, seguendo il battito delle emozioni perse nel vento, ascoltando il respiro profondo del mondo. Le note liberate dal suono di un alto campanile le tendevano intanto il loro suono e danzarono insieme tra l’azzurro del cielo, fratello gemello dell’azzurro del mare che guardava estasiato la danza del mondo. La nuvola bella e le note leggere pian piano si sciolsero nell’aria tiepida di una giornata di maggio, lasciando la scena a una palma silenziosa e austera, corpo danzante mosso dal vento.