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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi del giorno: 11 novembre 2020

La notte delle stelle

11 mercoledì Nov 2020

Posted by paolina campo in favola

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Tag

favola, sogno, stelle

-Dà, dà ama a vardari!- (Là, là dobbiamo guardare)

I pescatori sapevano che, nello spazio di mare che guardava in direzione del grande arco di una casa che profumava di mosto, era possibile pescare calamari di giorno e totani la notte. Con la luna calante.

C’erano sere e c’erano notti che nessuno andava in quel tratto di mare.

C’erano sere e c’erano notti che al grande arco guardava una fata, amica della luna che illuminava il mare quando sorgeva rossa del fuoco del sole, appena scomparso all’orizzonte.

C’erano sere e c’erano notti che dal grande arco si librava una scia di stelle che avvolgeva la fata, le illuminava i capelli e la sollevava leggera nel cielo.

-Vai!- le diceva la luna.

C’era un sogno da salvare, rimasto incastrato tra le pieghe oscure di una costellazione lontana. A bordo della scia di stelle, la fata attraversava il cielo. Salutava i falchetti che durante il giorno avevano giocato con le onde del mare. Sorrideva alle caprette bianche come nuvole di primavera che vivevano su una roccia inaccessibile agli uomini, lì dove arbusti verdi e grotte sicure garantivano loro una vita tranquilla scandita dal rumore del mare che lassù arrivava come un monito divino, dal susseguirsi delle piogge e delle stagioni, dall’amore della loro madre, la luna.

La fata raggiunse il sogno che era volato troppo lontano. Era arrivato sino alla Costellazione del Cigno, attirato dalla bellezza che evocava quel nome. C’era lì un grosso buco nero che lo attirava con messaggi incantatori. Il sogno aveva cominciato a girare intorno all’orizzonte di quella massa enorme e presto capì che voleva inghiottirlo. La fata ordinò alle stelle che l’avevano portata nello spazio, di formare una lunga catena di luce più forte dell’energia della massa oscura, intimando loro di non avvicinarsi troppo all’orizzonte degli eventi ma di prendere il sogno e strapparlo al vortice malefico. Il Cigno osservava e mandò delle stelle-soldato a rinforzare la scia di luce. Il sogno passò una volta e poi ancora una seconda volta, girando vorticosamente intorno a quel buco. Una, due, tre e più volte tentò di aggrapparsi alle stelle. Finalmente si lanciò con forza e con tutte le amiche del cielo, partì alla volta del mondo. Tutte insieme salutarono il Cigno e attraversarono leggere la volta celeste. La fata accompagnò il sogno fino al grande arco della casa che profumava di mosto, perché gli uomini hanno bisogno dei sogni e di fate per guardare e viaggiare lontano e poi sempre tornare.

-Dà, dà ama a vardari!-

Tornerà a soffiare il vento

11 mercoledì Nov 2020

Posted by paolina campo in poesia

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Cura, libertà, responsabilità

In questo tempo strano, privato di allegria, mi assale la nostalgia di affetti ormai lontani. Sembra che un dio malvagio abbia fermato il mondo, abbia legato gli animi e abbia detto al vento -“fermati”-. Dov’è la Cura bella e la Responsabilità severa che accendono la luce su cose, luoghi, volti; che insegnano ad amare le proprie tradizioni, la storia che nel tempo ha arricchito gli animi, la cultura che ha formato menti e ha nutrito i sogni di costruire stelle su ciò che abbiamo in mano? Dov’è la tenerezza che dagli occhi passa al cuore perché ogni cosa si vesta di giuste strategie e opportunità nuove? Possibile che anche la parola LIBERTA’ abbia cambiato posto nel nostro dizionario? Libertà non era anche rispetto, impegno, solidarietà? In questo tempo strano deve tornare il vento che spazzi via la noia e la tristezza, perché possiamo ancora volerci tanto bene e amare con forza il mondo che ci appartiene.

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