
Ricordo, cuore mio, che mia madre, quando si litigava e volavano parole grosse, se ne usciva con una sentenza affilata come una spada:
‘a lingua unn’ avi ossa, ma rumpi l’ossa,
la lingua non ha ossa, ma rompe le ossa.
La sentenza era potente, come potente il messaggio della forza della parola. La mia era una famiglia molto rumorosa: si parlava, si litigava, si ricordava e in tutto questo trambusto, le parole circolavano attraverso le finestre del passato e quelle del presente, come valigie cariche delle cose più importanti che ognuno si portava dietro, per tutta la durata della parentesi di respiro che è la vita.