Cattedrale di vita
27 martedì Ott 2020
Posted mare, silenzio, pensieri, Senza categoria
in27 martedì Ott 2020
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in27 martedì Ott 2020
Annegherò la mia ansia di vivere
nei colori del mondo,
nei riflessi del sole,
nelle nuvole belle
di eleganti movenze,
nella riva baciata
dal mare schiumoso.
Ascolterò la tua voce, mare,
che non rinneghi il passato,
che ami il presente
e vegli, instancabile,
sul fluire dei giorni.
Sono acqua, sono vento,
sono tempo che passa,
sono vita che ascolta
i racconti del mare.
27 martedì Ott 2020
Era dicembre e aveva nevicato copiosamente per due giorni. Zafferana, paese etneo, orgoglioso della sua posizione privilegiata alle pendici della Muntagna, s’era vestito di bianco. La sera, illuminato dai bagliori della lava e investito dalla voce tonante del vulcano, si lasciava attraversare da una magica atmosfera. Al mattino, invece, si svegliava avvolto dall’aria pungente che scendeva dall’Etna vestita di un candido mantello puntellato qua e là da macchie scure di roccia vulcanica che facevano capolino per guardare il cielo. Qualche nuvola si adagiava in cima alla Muntagna, lasciandosi attraversare da sporadici sbuffi di fumo grigio che usciva a sorpresa dal cratere centrale. Era, pensava Cettina, come se un Brucaliffo si fosse accomodato sul bordo del cratere, invece che su un fungo e, fumando il suo narghilè, lanciasse palle di fumo per invitare incaute visitatrici ad andarsene. Aveva letto il romanzo di Luis Carrol, Alice nel paese delle meraviglie, e tra tutti i personaggi che l’avevano divertita, incuriosita e l’avevano fermata per riflettere su atteggiamenti e situazioni vere, riscontrabili nella vita di ogni giorno, tra il Bianconiglio, il Cappellaio Matto, lo Stregatto e altri, uno le era sembrato proprio particolare, il Brucaliffo, un bruco che si dava tante arie, ma che mai sarebbe diventato farfalla. Guardando gli sbuffi grigi dell’Etna, Cettina lo immaginava lì, tra il fuoco e il fumo, ad arrostire la sua vanità.
27 martedì Ott 2020
Non è vero che un ricordo condiviso accende a tutti le stesse emozioni, dice a tutti le stesse cose, usa sempre lo stesso linguaggio per raccontarsi. C’ è qualcosa di intimo in un ricordo. Emozioni che bussano al cuore, che accendono la luce di qualcosa che si fa presente in quell’ attimo che si rinnovano i suoni, le voci, gli sguardi, i sorrisi, che ognuno ha conservato per sé. Così trascorrono gli anni, molte cose assumono significati diversi ma davanti a un ricordo si riesce a vedersi bambini, scrutando ogni cosa dalla serratura del tempo.