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Daniele Nardi alla Biblioteca Comunale di Malfa, foto di Antonio Brundu,

Il mare, le isole Eolie, Salina, Malfa, la sindrome dell’eolianite per cui chi approda sull’isola ne viene inevitabilmente affascinato, catturato per sempre. Daniele Nardi era tra quelli che tornava a Salina  con affetto, trasporto, meraviglia, colpito anche lui dall’eolianite. L’ho conosciuto in biblioteca, la Biblioteca Comunale di Malfa, o meglio l’ho ascoltato, ho ascoltato la sua gioia, la sua passione, mentre raccontava delle montagne, dei suoi traguardi, delle vette solitarie eppure così piene di magia, di religioso silenzio. Ho ascoltato il ritmo delle sue parole che agganciavano uno ad uno i cuori del pubblico come una roccia da conquistare. Mi rimase impressa una parentesi che fece alla sua presentazione, come a volere aprire ancora una finestra su quella passione che lo portava a rischiare la vita, una forza che dentro di lui cercava la sua ragione di esistere, ed era lì tra le montagne, la neve, il freddo, rocce scoscese e aspre, aria rarefatta. Eppure tutto questo, diceva l’alpinista, a molti sembrava un impegno inutile.

Inutile. Mi venne in mente la prefazione a Il ritratto di Dorian Gray, dove Oscar Wilde scriveva: –

Possiamo perdonare a un uomo l’aver fatto una cosa utile se non l’ammira. L’unica scusa per avere fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente. Tutta l’arte è completamente inutile.-

C’era quindi un significato più importante in quella parola. E se provassimo a scomporre quella parola? In-utile: utile dentro, utile per se stessi. Ecco che quindi si arriva a un significato che trascende l’uso corrente del termine e lo porta in alto, forse verso quelle vette dove Daniele Nardi dichiarava di mettersi in rapporto con quell’ infinito  da cui l’utile spesso ci allontana. Se per Oscar Wilde «l’arte è completamente inutile», quindi pura bellezza, l’in-utile di Daniele Nardi era ricerca di se stessi, esaltazione delle emozioni e delle passioni dell’animo. Fuoco che non si spegne, bellezza infinita. Mentre lui parlava e i suoi occhi si accendevano nel patio magico della biblioteca, prendeva forma dentro di me un pensiero: l’ in-utile rende gli uomini migliori, capaci di regalare emozioni per svelare tutto il bello che ci circonda. Daniele Nardi ci ha lasciati e ci ha lasciati anche un altro grande uomo, Sebastiano Tusa che con una bottiglia di vino vecchia di duemila anni, catturò l’attenzione al Vinitaly di Verona qualche anno fa, facendosi paladino di una lotta a favore della bellezza tutta siciliana che riposa sui fondali marini e non solo.