Un’altra notte era trascorsa e un nuovo giorno si accendeva.
Quella notte una donna di pietra era stata raggiunta da un esercito di granelli di nera sapienza e le ripetevano in coro un messaggio che tanto rumore faceva.
-Donna! Donna che hai lottato per avere uno spazio, una voce, un pensiero! Che al mattino ti svegli per capire cosa dire, cosa fare; e la sera ti abbandoni a pensieri che sai voleranno lontano da questo mondo strano, guarda in faccia la vita e lasciati andare, segui la scia della nera sapienza.-
Cominciarono, quindi, per salvarle la vita (così loro pensavano), a toglierle via la parola. Aveva un suono diverso e fuggiva lontano a scoprir chissà quali cose: pensieri vecchi, valori lontani e rendevano triste la donna di pietra che da quella notte rimase senza parola. Così aveva deciso l’esercito della nera sapienza. Ma pur senza parola, il suo cuore batteva perché fosse ascoltato.
-Oh donna di pietra, tu hai troppe pretese! Non volerai mai lontano se continui a sperare che la vita ti offra una spalla dove versar lacrime e gioia. Sei già senza parola!-
L’esercito le tolse anche quel cuore troppo esigente, troppo complicato e partì lasciandola lì, finalmente felice (così loro pensavano). Ma la nera sapienza dimenticò di toglierle gli occhi, curiosi, vivaci come bambini sulla battigia a saltare sulle onde. Un mattino furono raggiunti dal mare che li presi e li portò dove i pesci, senza parola, nuotavano leggeri e, danzando, raggiungevano la superficie salmastra e giocavano con i raggi del sole.
Un’altra notte era passata e un altro sogno aveva raggiunto i raggi del sole nascente.