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~ la musica del mare: onda dopo onda, nota dopo nota. Un adagio e poi, con impeto, esplode la passione.

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Archivi Mensili: marzo 2017

Uno che si accontenta è un uomo felice

27 lunedì Mar 2017

Posted by paolina campo in pensieri

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concorrenza, economia, meraviglie della vita, Tiziano Terzani

 

Di cosa abbiamo veramente bisogno?

L’economia dovrebbe essere fatta per le esigenze dell’uomo…

Cosa insegniamo a un ragazzino? Invece di crescere con la gioia di scoprire le meraviglie della vita, le sue regole, la prima cosa che gli insegniamo è di essere concorrente del suo vicino, di farlo fuori per essere il primo della classe. E così è tutto.

Quadretti di vita

25 sabato Mar 2017

Posted by paolina campo in pensieri

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Catania, Cura, curiosità, Etna, Heidegger, immagini

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Quando ero una giovane mamma, mestiere che svolgevo a tempo pieno, la mia vita trascorreva per lo più in auto per raggiungere scuole, piscine, parchi, centro cittadino quindi piazze e strade, il mare e la montagna. Mi rendo conto, oggi, che essere mamma coincideva con la frenesia di conoscere, insieme alle mie figlie che crescevano, un mondo che altrimenti non si sarebbe svelato senza la libertà che quel “mestiere” mi permetteva. Quando poi mi “toccava” andarle a prendere a scuola, la mia curiosità, munita di raggi laser ad ampio spettro, si lanciava dritta sulla gente che proprio a quell’ora affollava la piazza che ospitava non solo il liceo ma anche un ospedale ostetrico e la facoltà di lettere e filosofia, oltre alle antiche case di una Catania da cartolina vintage. Arrivavo con un buon margine di anticipo e cominciavo a osservare quell’arnia di vite che ai piedi del vulcano si incrociavano, si scontravano e si ignoravano, e andavano dritti per la loro strada, lungo il loro da fare: studenti, informatori scientifici, medici, vigili urbani, infermieri, abitanti della piazza.

La curiosità non si prende cura di vedere per comprendere ciò che vede, per «essere-per» esso, ma si prende cura solamente di vedere…La curiosità non ha nulla a che fare con la considerazione dell’ente piena di meraviglia…non la interessa lo stupore davanti  a ciò che non si comprende…

Martin Heidegger, Essere e Tempo, Longanesi, Milano, 1976, pag. 217

Stavo lì. A vedere, senza prendermi cura di niente, senza stupirmi di niente. Senza pretendere di approfondire cosa mi stava attraversando la mente: semplici quadretti di vita.

Interessanti i neo-papà: arrivavano da soli, posteggiavano la loro auto e, imbracciati baby pulman e borsa “neonatale”, si dirigevano frettolosamente verso l’ospedale. Il ritorno in macchina era da super eroe: sedia sdraio sotto un braccio, baby pulman in una mano, borsa a tracollo stracolma e  lui, con il suo bel malloppo da portare, si metteva a capo di una mini processione seguito da lei, la moglie, che avanzava con una mano sotto il ventre e un’aria stanca e l’altra, la suocera, con in braccio il risultato di quella confusione.

Una signora percorreva spesso a quell’ora il marciapiede lungo la piazza. Con passo elegante e ovattato avanzava con i suoi vestiti scuri e modesti, ma sempre in ordine. Alta, magra, capelli scuri e ondulati mostrava sul viso un sorriso velato da una certa tristezza, come di chi si è rassegnato a un destino che l’ha portata lontano dai suoi sogni e dignitosamente abbracciava la sua vita con la cura che meritava ogni cosa che la circondava. Quanto era diversa questa signora dall’impiegata della posta, dal viso simile a un maialino che si trovava in un recinto vicino casa dove ho trascorso l’infanzia. Assalita da migliaia di tic nervosi, l’impiegata strizzava gli occhi a intermittenza: prima uno e poi l’altro, e poi insieme come le lampadine di un albero di natale. Alzava nervosamente il labbro superiore, mentre le sue spalle scattavano come molle nel momento in cui si lanciava ad articolare qualche parola che stentava a uscire, incatenata da una lingua che occupava troppo spazio. E il rosa! Il colore rosa! Quanto le doveva piacere! Usava cipria e rossetto rosa, spesso sbavato; e orecchini con perline rosa; e fermaglietti rosa trattenevano i capelli gialli e arricciati. Rosa, un colore su un viso che non si rassegnava alla fuga di una primavera, allo sfiorire della sua giovinezza.

Sentivo poi il suono della campanella. I ragazzi cominciavano ad affollare la piazza per raggiungere annoiati le auto, gli autobus o si avviavano a piedi verso casa. Le mie figlie mi raggiungevano e insieme a loro portavo con me dei quadretti di vita dipinti ai piedi del vulcano, nascosti da qualche parte nella mia mente.

Etta e la luna

06 lunedì Mar 2017

Posted by paolina campo in pensieri

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Dante, luna, sogno, viaggio

luna
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Quando ambedue i figli di Latona,

coperti del Montone e della Libra,

fanno dell’orizzonte insieme zona,

quant’è dal punto che ‘l cenìt i ‘nlibra

infin che l’uno e l’altro da quel cinto,

cambiando l’emisperio, si dilibra….……..¹

Era una sera d’estate, di quelle che ti fanno sentire addosso la fatica di un caldo appena mitigato da un timido venticello. Il sole si era sbizzarrito, spruzzando colori alla rinfusa, scivolando pian piano all’orizzonte.

Etta godeva di quell’attimo magico, sdraiata su una delle poltrone disposte ordinatamente su quel loggione rivolto verso il sipario sempre aperto dello spettacolo del cielo. A farle compagnia dei grandi boccioli che aspettavano di consegnarsi alla luce bianca della luna. Anche quella sera, come spesso ormai le accadeva, si sorprendeva a fare discorsi che immaginava potessero trasmettersi da cuore a cuore, come se potesse esistere una comunicazione che viaggiasse silenziosa e arrivasse lì dove doveva arrivare. Prese un foglio e cominciò a disegnare qualcosa: una casa, il mare, i pesci. Il suo tempo era diventato così, come quel foglio: disponibile. Ci si potevano scrivere delle parole. Qualcuno tentava di scriverne troppe e fare un enorme scarabocchio. Ne fece una barchetta e su un fianco scrisse lei qualcosa

Sii libera di ascoltare il tuo cuore

e avrai vinto

Il sole scivolava dietro l’orizzonte e quei fiori sul balcone seguivano il susseguirsi dei momenti, dei colori, della storia di ogni vita che ogni giorno si rinnova. Petali, come raggi dipinti del colore caldo del sole, illuminavano altri petali bianchi, candidi come la luna brillante tra le stelle e tra essi stami e pistilli frementi d’amore.

Etta si imbarcò sul sogno della sua barchetta, sollevandosi lentamente, attraversando nuvole e spruzzi di vento fino a raggiungere la luna. Navigò fino a un mare in tempesta dove alta si alzava la polvere della sua tristezza. Resistette alle intemperie, mentre la barchetta faceva un pieno di tenerezza, per portarla nel punto della luna dove qualcuno aveva nascosto la pace del suo cuore. Passavano lente le ore della notte e intanto osservava i suoi fiori che si erano aperti, offrendosi alla luce lunare per poi piegarsi e desiderare di morire. Anche un petalo bianco era partito per raggiungere la luna e chiedere di raccogliere un granello di roccia lunare per salvare e dare vita perenne al sogno di un fiore. Ma non c’ era più tempo: il sole tornò a riprendersi il cielo e la luna nascose per sempre i sogni del tempo passato.

Il giorno sorprese Etta riversa sul foglio, bianco come un astro brillante. Accanto giaceva un fiore appassito che aveva concluso la sua storia d’ amore con la luna splendente.

¹Quando il sole e la luna, figli di Latona, / essendo uno nel segno dell’Ariete, l’altra in quello della Libra /si trovano sulla linea dell’orizzonte in due punti opposti del cielo/ e si trovano in perfetto equilibrio rispetto allo zenit( ‘l cenìt i’nlibra),/ si sciolgono da quella cintura/ cambiando emisfero, l’uno tramontando e l’altra sorgendo. Dante, Divina Commedia, Paradiso, cantoXXIX, versi 1-6 

La luna

01 mercoledì Mar 2017

Posted by paolina campo in pensieri

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Galileo Galileo, luna, stupore, video Disney Pixar

Stupore. Bellezza. Leggerezza.

…Però, lasciando il resto, vi rispondo, quanto alla piastra dorata, che quando ella sia piana e non molto grande, potrà apparir da lontano tutta risplendente, mentre sia ferita da un lume gagliardo, ma però si vedrà tale quando l’occhio sia in una linea determinata, cioè in quella de i raggi riflessi; e vedrassi più fiammeggiante che se fusse, verbigrazia, d’argento, mediante l’esser colorata ed atta, per la somma densità del metallo, a ricevere brunimento perfettissimo…

Galileo Galilei, DIALOGO DEI MASSIMI SISTEMI-GIORNATA PRIMA

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