Cosa è evanescente? Un ricordo che si perde negli abissi più profondi del mare? Un desiderio che si spinge sempre più in alto fino a volere toccare le stelle?
Capitò, come capita a molti, di dovere decidere l’argomento della mia tesi di laurea. Cominciai, quindi, a pensare a quello che più mi aveva colpito nel corso dei miei studi e cosa avrei voluto meglio approfondire, anche cercando di capire quali potevano essere i miei limiti. Nella mente mi frullava l’idea di discutere di un film che mi sembrò un serbatoio inesauribile di argomenti: 2001, ODISSEA NELLO SPAZIO. Tempo, spazio, evoluzione, intelligenza artificiale, filosofia che “nasce con un prodigio“(A.N. Whithead). Ma poi c’era anche la musica così determinante nella descrizione delle scene del film, volte a sottolineare la poesia della storia del pensiero dell’uomo e la tensione verso qualcosa che era sempre oltre il monolito che segnava il limite della conoscenza umana per cui dopo c’è sempre qualcosa, come quell’infinito oltre la siepe dove Leopardi dolcemente immaginò di naufragare.
Infinito, illimitato, απειρον a cui gli antichi matematici greci pensarono come a un’idea negativa associata al male, contrapposta al finito, limitato, vicino al bene.
Ecco di cosa mi sarei voluta occupare: l’infinito nella storia della matematica. Con i numeri ho sempre avuto un buon rapporto e confrontarmi con divisioni di segmenti in media ed estrema ragione, lunule, quadrature del cerchio e quella terribile scoperta dell’incommensurabile √2 che portò Ippaso, discepolo apostata di Pitagora, alla morte per annegamento in mare (nel mare dell’infinito?), mi entusiasmò.
In viaggio con numeri razionali e irrazionali, con misurazioni discrete e continue arrivai in Inghilterra dove le fluenti e le flussioni di Newton mi parvero come onde sulle quali navigare per perdersi in qualcosa di immenso. Ma di cosa sto parlando? Newton definì fluente la quantità generata da un moto continuo; flussione la velocità con cui si genera la fluente. Partendo da O (nelle foto, il mare), due punti A e B ( io, ad esempio, e quello che in quel momento stavo guardando) viaggeranno con velocità diverse mantenendo costante il rapporto, per cui ogni istante si arricchirà del momento in cui ho fatto la foto e dei momenti, ogni volta diversi, in cui mi troverò a osservare quel paesaggio.
Ma fino a quando continuerà il viaggio dei due punti? Fino a quando, diceva Newton, i rapporti tra i loro incrementi sarebbero diventati evanescenti. A me piacque molto questa parola e, superando le obiezioni matematiche che portarono Newton a parlare di evanescenza dato che, come scriverà B. Russell, “Newton ignorava completamente, com’è naturale, che i suoi lemmi dipendessero dalla moderna teoria della continuità” (B. Russell, I principi della matematica, Newton Compton editori, Roma, 2009, pag.353), la riempii di quell’alchimia di emozioni che vedevo specchiati e scritti nell’esplosione di colori e immagini di cui ero assolutamente partecipe. Ecco che per quantità evanescente, decrescente verso O, avrei inteso la possibilità di perdersi tra le storie fantastiche delle Nereidi; e per quantità nascente, crescente da O, la tensione verso quel mondo che si incontra nei sogni, nella capacità di stupirsi. Quanto può essere grande la capacità di stupirsi? Quanto è possibile desiderare? Fino a quando possiamo viaggiare con la fantasia? All’infinito. O almeno, fino a che saremo capaci di ascoltare, guardare, emozionarci, commuoverci saremo anche capaci di navigare nel mondo del desiderio e dello stupore e conservare il cuore di un “ragazzo che gioca sulla riva del mare, divertendosi di quando in quando nel trovare un ciottolo più liscio o una conchiglia più bella del solito, mentre il grande oceano della verità giaceva interamente sconosciuto davanti a me” (E. Turner, Collectiones for the History […] of Grantham, London 1806, pag. 173).
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splendido post, che io non sono in grado di apprezzare compiutamente per la mia incompatibilità psicologica con i numeri e la mia ignoranza in campo matematico e fisico; però quanto riesco , da profana, a recepire in questo campo , sempre che la materia sia divulgata in modo a me fruibile, mi intriga molto nelle sue connessioni con il mistero del cosmo e l’arte, che nei suoi vari aspetti è anche numero, armonia, ritmo
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Ti ringrazio molto! E’ proprio così i numeri hanno sempre avuto un che di misterioso e affascinante nel pensiero dell’uomo. Grazie ancora!
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L’ha ribloggato su amareilmaree ha commentato:
Un vecchio post a cui sono molto affezionata.
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